Ruote Libere: autotrasportatori, rivedere la norma sul riposo settimanale

In Italia e in Europa, come noto, la legge disciplina in modo rigoroso la complessa attività lavorativa degli autisti. Il regolamento europeo stabilisce regole sui periodi di guida, interruzioni e riposo dei conducenti dei veicoli che effettuano il trasporto di cose (ma anche di persone), al fine di migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza stradale. Da una parte viene prescritto un limite massimo di ore lavorative settimanali e dall’altra l’obbligo di un periodo di riposo settimanale regolare di 45 ore. La legge poi prevede che i riposi “non si effettuano a bordo del veicolo, bensì in un alloggio adeguato, che tenga conto delle specificità di genere e sia dotato di adeguate attrezzature per il riposo e appropriati servizi igienici. Eventuali spese per l’alloggio fuori dal veicolo sono a carico del datore di lavoro”.

Ebbene, il secondo aspetto di questo regolamento pensato col nobile fine di mettere un freno al potenziale sfruttamento dei lavoratori e per garantire 45 ore di riposo dignitose, è disapplicato per la mancanza dei controlli. Di fatto l’unico deterrente è rappresentato dalla remotissima ipotesi di essere colti sul fatto. “A dimostrazione di questa anomalia che toglie dignità agli autotrasportatori voglio autodenunciarmi e fotografare come tanti colleghi trascorrano la loro sosta lunga dormendo nella cabina del camion, in piazzali senza alcun servizio igienico, senza alcun ristoro, in una situazione che nulla ha di decoroso e civile”. A parlare è Luigi Pezzullo, autotrasportatore facente parte di Ruote Libere, raggruppamento di piccoli imprenditori dell’autotrasporto. Ruote Libere, che in particolare attraverso la sua portavoce Cinzia Franchini, ha fatto delle battaglie per la legalità e la riforma del settore un punto distintivo.

“Così come vengono controllati i tempi di guida e riposo in modo puntuale e rigoroso attraverso il cronotachigrafo, creando peraltro una situazione di forte stress nella vita lavorativa degli autisti, causata dall’ansia di dover correre per caricare e consegnare non sforando sui tempi previsti dalla norma, è assolutamente incomprensibile come una regola pensata per offrire una vita lavorativa dignitosa agli autotrasportatori venga sistematicamente calpestata – continua Pezzullo – La mancanza di aree attrezzate, ma soprattutto la concorrenza selvaggia al ribasso e lo sfruttamento o autosfruttamento costringe tanti colleghi a evitare il riposo in albergo o in strutture adeguate per poter risparmiare e trovarsi già col proprio mezzo pronti per la ripartenza, e questo è inaccettabile. Assurdo dal punto di vista del rispetto della legalità e assurdo sul fronte della sicurezza stradale. Dopo 45 ore passate in cabina al freddo di gennaio o al sole di luglio è possibile immaginare che un autotrasportatore sia sufficientemente riposato per affrontare una settimana lavorativa? Ovviamente no, e questa situazione grava sulla sicurezza non solo dell’autista ma di tutti gli utenti della strada”.

“Invitiamo quindi anche altri colleghi e associazioni di categoria ad autodenunciare questo fenomeno. La legge sui tempi di guida e riposo è ormai del tutto superata, è rigorosa sugli sforamenti ma sorvola su storture macroscopiche. Una norma che risponde a logiche del passato che va ripensata completamente nel quadro di una riforma normativa urgente alla quale da tempo chiediamo di mettere mano. Queste sono le vere e concrete battaglie per i diritti della categoria, non certo le rivendicazioni economiche come quelle sui rimborsi pedaggi autostradali legate agli interessi dei soliti noti e che nulla incidono sulla vita dei lavoratori”. Conclude Pezzullo: “Non vogliamo lavorare di più, vogliamo lavorare meglio, ridando davvero un senso alla parola dignità e legalità del lavoro ma soprattutto alla parola sicurezza ricordando ai noti soloni che qui in ballo c’è prima di tutto la nostra vita e la sopravvivenza delle nostre famiglie”.

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