Crisi da covid: Aur, è settoriale

La crisi che stiamo vivendo oggi è molto diversa da quella finanziaria del 2008. Qui si tratta soprattutto di una crisi dei servizi, anche se poi i contraccolpi del primo lockdown hanno coinvolto tutta l’economia. Ed è una crisi dei giovani, fa sapere l’Aur, perché all’inizio della carriera e con scarsa esperienza lavorativa e, più di altri, impiegati con contratti a termine e nelle attività meno protette, diffuse particolarmente nel terziario.

La ripresa passa dalla domanda, ma non sappiamo quando si invertirà la tendenza che ha portato ad alimentare i risparmi a scapito dei consumi. Molto, se non tutto, dipenderà dai vaccini, dagli effetti che avrà sul comportamento delle persone. Probabile che le modifiche che ci sono state oggi alla domanda si rifletteranno sulle preferenze future, insomma avremo una normalità nuova. Potrebbe diventare preferenziale il commercio online a discapito dell’acquisto nei negozi fisici, così come il lavoro remoto potrebbe prevalere, rendendo più complicata la ripresa di ristorazione e trasporto.

Riprenderà, probabilmente con più forza, la fruizione di servizi ricreativo-culturali che ruotano intorno al turismo, necessari per il benessere più ancora che per la ripresa economica. Aumenterà la domanda di lavoro più facilmente adattabile allo smart working e di professione, soprattutto tecniche, necessarie alla digitalizzazione della produzione.

In Umbria, hanno sofferto particolarmente commercio, ristoranti e alberghi con una perdita, dal 2019 al 2020, di oltre 5 mila occupati, per più di tre quarti donne con meno di 35 anni. Il calo di oltre 3.300 unità negli Altri servizi ha colpito in particolare gli uomini, con posizione professionale dipendente. La crisi del terziario è stata più forte rispetto all’Italia (-6,4 per cento contro -5,8 per cento nel settore Commercio, alberghi e ristoranti, 1,9 per cento contro 1,6 per cento in Altre attività di servizi). Sul versante agricolo, c’è stata una perdita lavorativa del 15,5 per cento (+0,4 per cento a livello nazionale), che ha coinvolto quasi 2.500 occupati (gli uomini il doppio delle donne). Dal settore industriale arriva qualche spiraglio: dal 2019 al 2020, l’industria in senso stretto ha 3 mila occupati in più, un po’ più donne che uomini; nelle Costruzioni, +1.500 unità lavorative, prevalentemente uomini. Lieve perdita, invece, nel contesto italiano (-0,4 per cento contro il +4,3 per cento umbro). Il mondo dell’edilizia in Italia ha avuto una piccola ripresa nel 2020, ma solo dell’1,4 per cento contro il +7,1 per cento dell’Umbria.

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