Agriturismi Puglia: le chiusure li affossano

Le chiusure fanno molto male agli agriturismi pugliesi, che sono 900 e che attendevano la primavera per rifiorire. L’analisi è di Coldiretti Puglia: dall’inizio della pandemia, le strutture regionali hanno perso più di 150 milioni di euro di fatturato.

La primavera significa solitamente scampagnate, ma anche ripresa delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie per la tavola. Gli agriturismi, tra l’altro, si trovano spesso in posizione isolata, con un numero limitato di posti letto e a tavola, con spazi all’aperto: sono insomma probabilmente i luoghi più sicuri in questo momento.

“Gli agriturismi in aperta campagna sono luoghi più sicuri in cui le distanze si misurano in ettari e non in metri, in cui gustare il meglio della tradizione locale e vivere appieno una vacanza Made in Italy. Pur di resistere molti agriturismi di Terranostra nel periodo di chiusura si sono tuttavia organizzati per non fare mancare i menu tradizionali della cucina contadina sulle tavole con consegne a domicilio e asporto”, afferma Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti.

A pesare, sull’economia pugliese, è anche l’assenza totale di turisti stranieri. “I turisti dall’estero, da paesi con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Cina, hanno tradizionalmente un’elevata capacità di spesa, ma adesso sono anche quelli che stanno procedendo più velocemente nella campagna di vaccinazione”. L’arrivo, si spera per l’estate, del passaporto vaccinale Ue potrà salvare almeno il turismo straniero che, in Puglia, ha subito un buco di 3,5 miliardi nelle spese dei viaggiatori dall’estero, crollate del 61 per cento nel 2020 rispetto al 2019, toccando dunque il minimo da 20 anni.

“La Puglia è fortemente dipendente dall’estero – insiste il presidente De Miccolis Angelini – per il flusso turistico con ben 1,5 milioni di arrivi dall’estero di viaggiatori stranieri e 3,8 milioni di pernottamenti internazionali, che la scorsa estate hanno dovuto rinunciare a venire in Puglia per effetto delle limitazioni e alle preoccupazioni per la diffusione del contagio”.

La mancanza di vacanzieri si trasferisce su tutta la filiera, con il crollo delle spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. A subire il maggior calo, nel 2020, sono stati gli alberghi (-40,2 per cento), quindi i trasporti (-26,5%) e ricreazioni e cultura (-22,8%). “Il cibo è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche”.

“L’agriturismo e lo sviluppo multifunzionale delle aziende agricole devono rientrare nelle strategie regionali, ivi incluse – incalza il presidente De Miccolis – quelle a sostegno del settore turistico per emergenza Covid. Gli indennizzi per calo di fatturato sono solo un placebo, cosi come non mancano difficoltà per accedere al credito. Gli ammortizzatori sociali sono ormai insufficienti per entità e tempistica a dare respiro alle tante famiglie che hanno vissuto mesi di inoccupazione. In compenso sono aumentati burocrazia ed adempimenti, tanto che alcuni operatori del settore, presi dallo sconforto e dalla paura di sanzioni, stanno valutando se valga la pena riaprire, eventualità che avrebbe effetti disastrosi sull’occupazione”, conclude il presidente De Miccolis.

Serve una svolta – continua la Coldiretti Puglia – per salvare il turismo estivo dopo che oltre sette viaggiatori stranieri su dieci (70%) hanno dovuto rinunciare a venire in Puglia nel 2020 bloccati alle frontiere dall’emergenza Covid.

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