Marche, artigianato e piccole imprese: 12 mesi di crisi

Un anno di crisi per l’artigianato e le piccole imprese delle Marche. La perdita media è del 27 per cento per l’81 per cento delle aziende. I dati arrivano dalla Cna Marche, elaborati sulla base della contabilità degli associati.

Nella manifattura, il 78,1 per cento delle imprese ha perso il 26,2 per cento del fatturato, il 31,3 per cento ha avuto una caduta del fatturato superiore al 30 per cento. Il 21,9 per cento delle imprese, in controtendenza, ha visto aumentare il proprio fatturato in media del 15,6 per cento. Nell’edilizia, il 68,8 per cento delle imprese ha perso il 26 per cento del fatturato, il 24 per cento ha avuto perdite superiore al 30 per cento, il 31,2 per cento ha visto aumentare il fatturato del 22,9 per cento, in particolare grazie a incentivi fiscali e superbonus.

Nei servizi si sono avuti i cali più forti. L’86,4 per cento delle imprese, infatti, ha lasciato sul terreno il 28,4 per cento, il 33 per cento ha dichiarato perdite superiori al 30 per cento. Di contro, appena il 13,6 per cento delle aziende ha visto il fatturato crescere del 17,8 per cento medio. In totale, l’80,8 per cento delle imprese ha perso il 27,2 per cento del fatturato, di cui il 30,4 per cento superiori al 30 per cento. Ad aumentare, invece, il 19,2 per cento delle imprese, con una crescita media del 19 per cento.

Le imprese della moda, dei gioielli e dei prodotti per il tempo libero sono state quelle più penalizzate. Nei servizi, si è assistito a un vero e proprio crollo per parrucchieri, estetiste, trasporto persone, ristorazione e alloggio. In questi settori abbiamo avuto cali dal 35 al 60 per cento.

Il segretario Cna Marche, Otello Gregorini, dice: “Ci sono delle luci, quelle accese da quel 19 per cento di imprese che è riuscito ad incrementare il fatturato. Si tratta soprattutto di imprese della produzione alimentare, dell’attività di pulizie, della produzione di serramenti, del trasporto merci e dell’informatica. Settori che, durante la crisi non hanno subito flessioni della domanda. Anzi. In alcuni casi hanno registrato un incremento del volume di affari, grazie alle nuove abitudini di vita e di consumo della popolazione”.

Tante imprese, pur avendo una perdita di fatturato, non rientreranno nei ristori previsti dal decreto Sostegni: “Infatti – fa notare Gregorini – a fronte di un 80,8 per cento delle imprese, che ha registrato una perdita media del 27,2 per cento del fatturato, solo il 30,4 per cento ha avuto perdite superiori al 30 per cento. Saranno queste imprese ad usufruire dei ristori mentre il 50,4 per cento delle imprese, avendo un calo di fatturato inferiore, ne resterà escluso. Sarebbe quindi preferibile evitare la tagliola del 30 per cento, sostituendola con un meccanismo di decalage, che preveda la progressiva riduzione del contributo, in relazione all’andamento del fatturato. In ogni caso i ristori sono i benvenuti, Ma per l’esiguità delle somme previste, non allevieranno, se non in minima parte, le enormi difficoltà in cui versano le imprese, schiacciate dalla crisi provocata dalla pandemia. Confidiamo, come annunciato da Draghi, che, in occasione della presentazione del Documento di Economia e Finanza, sia definito un ulteriore e consistente scostamento di Bilancio, per sostenere adeguatamente le imprese”.

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