Fortunati, Assoturismo Umbria: “Passaporto sanitario: non è il momento”

Matteo Fortunati

Continua la Via Crucis del turismo in Umbria. Con il concreto rischio che, alla scadenza del blocco dei licenziamenti, possano perdersi migliaia di posti di lavoro. Il presidente regionale di Assoturismo, Matteo Fortunati, spiega infatti: “Il problema nasce dai grandi gruppi di intermediazione che lavorano con il turismo e che dovranno licenziare, così come le compagnie di noleggio di auto e bus. Le categorie grosse sono a rischio”.

La pandemia non fa sconti. Anzi, in Umbria, la situazione è sensibilmente peggiorata nelle ultime settimane. Fortunati precisa: “Sul passaporto sanitario c’è un dibattito in corso, l’Oms non è favorevole. Anche secondo me potrebbe non essere il momento perché potrebbe diventare un boomerang. Abbiamo visto con la distribuzione del vaccino cosa è successo, con alcuni Stati che si sono accaparrati la maggior parte delle dosi pagando un prezzo più alto di quello di mercato. Rischia di diventare un elemento discriminatorio il passaporto sanitario: praticamente è come dire ai più poveri che non possono viaggiare perché non hanno ricevuto il vaccino. Bisogna trovare qualche altra soluzione”. Una non è difficile da attuare: “Abbiamo strumenti per verificare in maniera rapida e precisa se siamo o meno positivi e sono i tamponi rapidi. L’ideale sarebbe creare un sistema virtuoso con tutti gli operatori commerciali e turistici, anche attraverso un’app, per gestire assieme all’Asl la fase dei tamponi a tappeto. Voglio entrare al ristorante? Mi misurano la temperatura e mi fanno il tampone rapido con relativa comunicazione sull’esito. Capisco che è una spesa, ma si farebbe ripartire l’economia”.

Fortunati è convinto che con il virus si debba imparare a convivere: “Adottando mascherine FFP2, lavandosi le mani e tenendo le distanze. Se non si riapre, arriverà un’ondata di fallimenti enormi, quindi l’economia deve ripartire al più presto con strumenti efficaci. E la prevenzione è sicuramente il migliore”.

In Umbria le difficoltà maggiori sono a carico delle attività che hanno aperto nei centri commerciali, delle agenzie di viaggio, di quelle che non possono operare a causa dei codici Ateco, dei servizi di trasporto o noleggio. E ancora: le guide turistiche e tutto ciò che ha a che fare con l’attività sportiva, chi fa concerti e spettacoli, tutto il terzo settore dedicato allo sport.

“Il Governo sta valutando lo spacchettamento del ministero del Turismo, io invece metterei il turismo sotto la presidenza del Consiglio dei ministri, con il sottosegretario. Sarebbe più snello e veloce. La Regione? L’assessore Michele Fioroni ha fatto sapere che è stato approvato un elevatissimo contributo per il commercio, se questa cosa va a buon fine è un grande risultato. In realtà, l’amministrazione regionale si sta impegnando con bandi e ristori, ma senza l’intervento forte da parte dello Stato l’Umbria può fare poco non essendo una regione ricca”.

Si guarda sempre all’estate, con speranza: “Potrebbe esserci una ripartenza, deve essere l’opportunità per recuperare, ma anche per attrezzarsi e dotarsi di personale medico e paramedico e affrontare in maniera robusta la nuova ondata. La riapertura ci vuole per far ripartire l’economia. Con la pandemia abbiamo visto che è cambiato il modo di spostarsi: il turista preferisce la vacanze self-made, evitando l’intermediazione delle agenzie, ma in questo modo diventa imprevedibile e incontrollabile. Ripeto: dobbiamo imparare a convivere con il virus per altri 2-3 anni. E non commettere quindi gli errori dell’anno scorso quando non c’erano presidi alle frontiere con i tamponi rapidi pronti. Si è aperto in maniera incondizionata e quindi abbiamo avuto tanti contagi provenienti dall’estero”.

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