Ferraris (Unionbirrai): “La nostra birra non è sinonimo di ubriachezza, ma di storia”

Per i produttori di birra artigianale la pandemia e la chiusura forzata dei locali ha portato a una situazione drammatica. A soffrirne è l’intera filiera. Ne parla Vittorio Ferraris, numero uno di Unionbirrai: “Noi lottiamo e teniamo duro, nella speranza che a breve si possano riaprire i mercati. È chiaro che l’intero settore è in crisi a causa del lockdown. Le chiusure delle attività a singhiozzo sono deleterie per la programmazione, anche se regalano un filo di speranza. Speriamo che ci sia più serenità per il futuro, altrimenti ci tocca lavorare alla giornata come succede per bar e ristoranti”.

Le zone gialle sono state il classico barlume di speranza: “Il consumatore sente il bisogno di uscire, in sicurezza: abbiamo visto che allentando le restrizioni, si è subito acceso qualcosa. Restare aperti fino alle 18 è già qualcosa”. Ciò non toglie che “la situazione economico finanziaria sia gravissima. Siccome siamo un’attività di produzione alimentare, non siamo ufficialmente chiuso e dunque non vengono erogati neanche ristori. Non riceviamo alcuna forma di sovvenzione, solo quelli classici come cassa integrazione e qualche credito d’imposta. Abbiamo prodotti stoccati per mesi con costi elevatissimi, senza contare che se il prodotto arriva alla sua naturale scadenza lo devi anche buttare. Siamo un po’ nella stessa situazione dei prodotti freschi, senza la Gdo però”.

Unionbirrai è costantemente in prima linea: “Già durante il primo lockdown, come associazione ci eravamo impegnati per studiare qualche manovra a sostegno dell’attività di somministrazione. In quel periodo, su nostro stimolo, era stata allargata la zona di somministrazione. I Comuni avevano permesso l’allargamento di queste zone all’esterno dei locali per accogliere più consumatori possibili. Ora Fiepet e Fipe hanno lavorato in maniera molto attenta per la revisioni delle condizioni di restrizione per permettere l’attività in sicurezza. La Fipe, in particolare, dice: “Noi siamo anche disposti a lavorare riducendo la capacità dell’attività nel rispetto della sicurezza dei consumatori”. In cambio, però, si potrebbe fare un upgrade delle zone. Come? Allargando un po’ le maglie dell’attività, sempre nel rispetto della sicurezza. Noi siamo disponibili a lavorare con loro, anche perché abbiamo un 30 per cento di aziende associate che fanno anche somministrazione”.

Le perdite, mediamente, superano il 50 per cento del fatturato, anche se molto dipende dalla zona in cui si lavora e dell’impostazione commerciale dell’azienda. C’è chi lavora solo con la somministrazione e ha raggiunto perdite del 60 per cento, chi era già pronto con attività a favore del consumatore finale – vedi i negozi e chi utilizza l’ecommerce – ha subito meno dissesti. “Devo dire che in particolare il commercio elettronico ha visto un uso massiccio da parte delle aziende, alcune anche solo attraverso il proprio portale”.

Si segue con attenzione la situazione dei vaccini: “Una richiesta è che anche gli operatori che entrano a contatto con il pubblico, nel comparto somministrazione, abbia la priorità, subito dopo gli operatori sanitari. L’Unione Europea parla di un 70 per cento di vaccinati entro l’estate, sarebbe una buona base su cui costruire”. Vittorio Ferraris elenca tutto ciò che a oggi non si è potuto fare: Le fiere, gli eventi, i corsi di formazione. Siamo in grande difficoltà anche da questo punto di vista. Le fiere sono state al momento differite, dilazionate, alcune forse si faranno online, soluzione che per noi è affatto semplice. Noi abbiamo un evento importantissimo come il Concorso Birra dell’Anno, che vede la partecipazione di migliaia di appassionati e di decine di produttori, oltre ai giudici internazionali. Per noi è imperdibile, normalmente si svolgeva in febbraio. Cercheremo di farla in qualche modo, ma dobbiamo ancora capire quale”.

Nelle ultime parole c’è un appello alle istituzioni: “Il pub non significa bere in modo sconsiderato. Non va targettato con la parte negativa della movida. Un pub che lavora non oltre la mezzanotte, ha rispettato la sua parte di responsabilità. La birra, soprattutto la nostra, non è sinonimo di ubriachezza, ma rappresenta storia e tradizione”.

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