Depositi bancari e postali: boom nel 2020

Da giugno 2019 a giugno 2020, secondo il rapporto di Mediacom043 che ha elaborato i dati di Bankitalia, i depositi bancari degli italiani hanno avuto un vero e proprio boom, aumentando di 87,273 miliardi di euro, vale a dire cinque punti di Pil, con un aumento del 4,8 per cento, arrivando a un totale di 1.903,6 miliardi di euro. Siamo a 32 mila euro per abitante, compresi i neonati e gli ultracentenari.

Negli ultimi due anni, la crescita dei depositi è stata addirittura di più di 132 miliardi di euro, pari a più del 13 per cento del Pil, aumentando da 1,77 a oltre 1,9 miliardi di euro. Il che vuol dire che gli italiani hanno aumentato di parecchio la cifra che tengono sul conto corrente e postale. Ma ciò vuol dire che sono più ricchi? L’agenzia si fa giustamente questa domanda. E la risposta è no.

Sono più liquidi, questo sì, perché hanno trasformato in risparmio a breve ciò che avevano già ma in altre forme (investimenti in azioni e in titoli di Stato, immobili, investimenti obbligazionari). In particolare le imprese hanno approfittato di prestiti a bassissimo interesse da parte delle banche. Questa maggiore liquidità è un effetto della pandemia e della grande recessione. Incertezza sul futuro e timore gonfiano i depositi, così come la politica particolarmente espansiva tenuta dalle banche centrali da una decina d’anni.

Se tutto questo denaro venisse speso, avremmo probabilmente una grande crescita, ma si attende. Si aspetta qualche schiarita all’orizzonte. Soprattutto, per la crescita reale servirebbero investimenti mirati da parte del settore pubblico che scongelerebbero, trasformandolo in investimenti privati, l’iceberg dei depositi. Altrimenti, non solo gli italiani non saranno più ricchi, ma diverranno pure più poveri.

Mediacom043 analizza la situazione regione per regione. Volano i risparmi liquidi, negli ultimi dodici mesi, in Puglia, Sicilia e Campania. Freno tirato per la Lombardia, il Lazio ha l’unico segno meno. È proprio il Mezzogiorno a trainare gli aumenti (+7,5%, +24,3 miliardi, cifra superiore al Nordovest). La Puglia è davanti a tutti (+8,5%), poi Sicilia (+7,6%), Campania (+7,5%), Valle d’Aosta (+7,4%) e Sardegna. In Coda Lazio (-2,4%), Lombardia (+3,2%) e Veneto (+5,1%).

Analizzando il biennio 2018-2020, scopriamo che restano in testa Sicilia e Puglia e che il Lazio è sempre ultimo. Volano i depositi nel Mezzogiorno (+10,7%), in particolare le Isole. In Lombardia e in Veneto, dove l’economia ha tirato maggiormente, i depositi non sono cresciuti particolarmente. Dopo il Mezzogiorno troviamo il Nordovest (+9%). Il Centro presenta il segno meno (-0,7%), a causa del Lazio (-4,9%). Sul primato del Sud potrebbe aver influito anche la concessione del reddito di cittadinanza.

In testa per crescita dei depositi nel biennio 2018-2020 ci sono Sicilia (+12,1%), Puglia (+11,9%), Emilia Romagna (+11,7%), Sardegna (+11,5%) e Piemonte (+10,8%). Da notare l’incremento (+8,7%) della Lombardia, che si trova al 14esimo posto tra le 20 regioni italiane. In coda, unico segno negativo quello del Lazio. Quindi Valle d’Aosta (+4,6%), Abruzzo (+5,9%), Marche (+6,7%) e Veneto (+7,1%).

Nella graduatoria dei depositi per abitante, invece, è il Lazio è in testa, poi Lombardia e Trentino Alto Adige. In coda Sicilia, Calabria e Sardegna. Tra Lombardia e Sicilia, la differenza di depositi per abitante è di quasi tre volte. Il Lazio presenta una media di 53.900 euro ad abitante, ma qui il dato è gonfiato da quello di Roma dell’Amministrazione statale centrale, il che sovrastima di molto i numeri regionali.

Dietro al Lazio, Lombardia (41mila 700 euro per abitante), Trentino Alto Adige (39mila 700 euro), Valle d’Aosta (35mila 700 euro), Emilia Romagna (32mila 800 euro). In coda Sicilia (14mila 200 euro), Calabria (15mila 400 euro), Sardegna (17mila euro) e Puglia (18mila euro). L’Umbria è la regione del Centro con l’importo più basso (21mila 800 euro di depositi per abitante).

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