Bartolini (Cia Umbria): “Servirebbe moneta virtuale parallela all’euro”

Matteo Bartolini, CIa Umbria

Agricoltori umbri sull’altalena di una crisi che va di pari passo con la pandemia. A confermarlo è Matteo Bartolini, presidente della Cia Umbria, che dice: “Dobbiamo dividere il periodo in fasi storiche. Nella prima parte quello agricolo è stato l’unico settore, insieme alla medicina, a non fermarsi, continuando a lavorare e producendo il bene primario utile per sfamare la popolazione; c’è stata poi una fase intermedia, nel periodo estivo, in cui abbiamo assistito a un parziale recupero, anche per gli agriturismi; nel medio lungo termine l’effetto è stato una grossa flessione sulle esportazioni, parliamo di un 40 – 60 per cento per vino e olio. Questo ha provocato e sta provocando mancanza di liquidità. In più, c’è stata la nuova chiusura del canale Horeca e delle mense pubbliche che hanno messo in difficoltà il produttore”.

Aggiunge Bartolini: “E’ invece cresciuta la Gdo, ma qui incontriamo un problema strutturale: mancano le infrastrutture che mettano in collegamento il produttore con il consumatore. Per esempio, una rete di trasporti adeguata”. Fa un esempio, per spiegare meglio: “Se la Posta consegnasse anche prodotti agricoli, saremmo a cavallo, perché ha già una rete. In mancanza di questo, l’Umbria – che è zona arancione – impedisce gli spostamenti da Comune a Comune, la gente duqnue non può spostarsi a comprare il prodotto direttamente in azienda”. Si sommano questi al problema dei nuovi poveri: “Come ha ben sintetizzato Bankitalia, se in Italia la perdita di Pil è pari al 9 per cento in questo periodo di covid, in Umbria arriviamo addirittura all’11 per cento, il che significa che ci sono più famiglie in povertà assoluta che non hanno i mezzi per acquistare”.

Non c’è una sola richiesta specifica al Governo da parte della Cia Umbria: “Bisogna attrezzarsi e creare una cassetta degli attrezzi utile per tutti e per tutta la filiera. Dobbiamo ragionare di aiuto all’economia e di come l’agricoltura possa contribuire a”. Qui arriva la proposta del presidente: “Laddove viene meno il potere d’acquisto dei consumatori, si potrebbe pensare di mettere in campo una noneta virtuale parallela all’euro, anche soltanto per gli scambi tra le imprese, dandole la caratteristica di riconoscimento nazionale. E magari, tra 4-5 anni, a crisi terminata, questa moneta virtuale si potrebbe riassorbire con dei crediti, come il Governo sta facendo con il superbonus al 110 per cento. Siccome il problema principale è la liquidità, perché non pensarci? Mi rendo conto che è una proposta molto ambiziosa, ma il problema è complesso e non ha soluzioni tout court”.

La Cia Umbria è impegnata in diverse iniziative: “Recentemente abbiamo presentato il libro di Maurizio Martina, ‘Cibo sovrano’, discutendone con esponenti della Commissione europea, della Banca mondiale, con il presidente della Commissione agricoltura e con il presidente della Cia nazionale. Sono emersi diversi spunti che ci impegnano ad approfondire alcune tematiche per utilizzare la crisi e trasformarla in opportunità. Abbiamo ragionato sulle filiere corte sosteninili, sulla carbon tax, sull’internazionalizzazione di questi costi che oggi risultano essere pagati dalla comunità. Siamo arrivati alla conclusione che bisogna rivedere la globalizzazione, inserendo elementi che calmierino le difficoltà e i fallimenti che ha mostrato negli anni proprio la globalizzazione”. C’è poi il progetto insieme a Confcommercio: “Va avanti da qualche anno e si chiama ‘Le osterie del gusto’. Si tratta di permettere di effettuare viaggi esperenziali anche nel canale Horeca. Prodotti tipici locali offerti nei menu delle piccole osterie o di quelle con all’interno artigianato molto locale. Stiamo pensando di allargare questo progetto puntando anche sull’olio, nei ristoranti e nei locali Horeca”.

Chiediamo a Bartolini se il mondo agricolo umbro è ‘affetto’ da usura: “Fortunatamente, non ho sentito nulla in proposito. Forse l’agricoltura regionale è un po’ arretrata, ma questo permette ancora di avere rapporti sociali e di comunità che danno la possibilità di uscire da alcuni momenti di crisi economica. E’ chiaro che la mancanza di liquidità può diventare sempre terreno fertile per gli usurai e la criminalità”. Chiude con una considerazione e con una notizia, il numero uno di Cia Umbria: “Noi raccogliamo i bisogni e le istanze delle persone. Sul covid, il gruppo dirigente di Cia Umbria si è posto domande su quali fossero le nuove metodologie: l’utilizzo delle tecnologie ci sta offrendo delle risposte. Perciò stiamo siglando un accordo per una piattaforma digitale che permetterà a ogni singolo associati di pre caricare la mappatura dei terreni, di indicare le coltivazioni, grazie a sensori di fare foto dei prodotti fito sanitari utilizzati. Darwin diceva che non sopravvive l’animale più forte, ma quello più resiliente. E noi vogliamo essere sempre vicini ai nostri associati. Tra le richieste che potrei avanzare a Governo e Regione c’è l’investimento per la banda larga nei territori interni dove a volte non solo non c’è la banda larga, ma neanche la connessione a internet. A quel punto, anche vista l’età anagrafica dei nostri soci, servirebbe un forte investimento per formare queste persone all’utilizzo delle nuove tecnologie”.

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