Russo (Confcommercio Campania): “Banche diano risposte più veloci alla richiesta di prestiti”

“I tagli al fatturato per alcune attività sono drammatici da inizio ottobre”. A dirlo è Pasquale Russo, presidente di Confcommercio Campania. Il lockdown totale (la regione è diventata zona rossa dallo scorso week end) “di fatto qui c’era già. Da inizio ottobre gli affari non andavano. Certo, essere diventati ‘rossi’, con ulteriori chiusure, aumenta le difficoltà, crea ulteriore penalizzazione economica, ma non c’è una grande differenza con le settimane precedenti”. Soprattutto alcuni comparti del commercio stanno soffrendo particolarmente: “L’intera filiera del wedding – dice Russo – e non parlo solo del banqueting, ma anche di gioiellerie, vestiti, consumi Horeca. Non è solo che non si possono fare le cerimonie, ma tutto ciò che c’è dietro una cerimonia. Altro comparto in forte regressione è quello tessile-calzature, con una riduzione del fatturato che in alcuni casi arriva al 70 per cento. Qui bisogna parlare di quelle imprese che avevano già acquistato il campionario per la stagione invernale 2020 e che non venderanno probabilmente o, se lo faranno, sarà a prezzi nemmeno di realizzo; ci sono le aziende del settore ricettivo, che viaggiano a -50 per cento di fatturato mediamente; il trasporto passeggeri con il gran turismo che è completamente fermo, sfiorando il 100 per cento di fatturato in meno”.

Ha retto anche in Campania il settore alimentare: “Bar e ristoranti no, anche loro sono al 40-50 per cento in meno di fatturato. La distribuzione alimentare ha tenuto, anche se i nostri soci della grande distribuzione ci dicono che da fine settembre – inizio ottobre c’è stato qualche piccolo segnale di cedimento. Non vanno più bene come prima, insomma, c’è una piccola frenata. Di sicuro, comunque, non sono tra i settori che hanno sofferto di più”.

Confcommercio Campania “sta cercando di offrire assistenza e di dare informazioni. Di fornire strumenti concreti alle imprese, come il sostegno al credito tramite i nostri fondi di garanzia. Cerchiamo, per quanto possibile, di far orientare le imprese nel mare magnum dei decreti e delle circolari successive. Interloquiamo con le istituzioni e assistiamo tutti i soci che stanno vivendo dei momenti di difficoltà”. La percezione, nelle province campane, è che tutti i commercianti vogliano resistere, “nonostante il comprensibile sconforto e le preoccupazioni per il futuro”. Ma “ci sono alcuni settori che non ce la stanno facendo. In particolare nel tessile cc’è chi ha già tirato giù la saracinesca. Del resto, gestire un’attività che deve onorare costi di canone pesanti diventa difficile. Chiaro che bisognerebbe stare vicini a queste aziende, che lasciano a casa i lavoratori. E qui faccio appello alle banche: devono fare sforzi maggiori per dare tempi di risposta più rapidi”.

Una settimana fa, c’è stato un incontro con la Regione: “A loro abbiamo chiesto non tanto sussidi immediati – ci hanno risposto che non hanno disponibilità di fondi di spese correnti – ma fondi strutturali della vecchia programmazione, del Recovery Fund. L’auspicio è che si utilizzi la pandemia per cambiare passo sulla spesa di queste risorse, che ci sono e sono significative. Bisogna attrezzarsi perché vengano spese nel modo più utile possibile. Vengano fatte misure a favore delle imprese e dello sviluppo, non come negli anni passati dove sono stati spesso spesi male. Ci sono ancora a disposizione due miliardi della vecchia programmazione, impegnati ma non ancora spesi. Insomma, che si impari a spendere meglio e più velocemente ciò che c’è, le tante risorse che arriveranno. Con la fine della pandemia, qui in Campania ci aspettiamo una ripresa. Ma sappiamo anche che la regione ha il Pil fortemente ancorato al terziario di mercato e quindi la ripresa non basterà a recuperare ciò che è stato perso. Con i fondi a disposizione, si facciano dunque investimenti per avere una prospettiva economico – strutturale migliore di quella che vediamo oggi. Alla Regione chiediamo capacità di visione per quando il covid finirà”.

Un problema che si insinua tra la scarsità di liquidità e la voglia di proseguire l’attività è l’usura. Dice Russo: “Questo è un allarme lanciato ormai da tutti, il prefetto di Napoli ha dato avvertenze sulla possibilità che la criminalità si impossessi delle attività economiche. Ancora una volta, torna il tema delle banche: devono fare uno sforzo in più per la concessione del credito alle aziende, anche perché a garanzia ci sono i fondi dello Stato e della Regione Campania. Diano risposte più immediate le banche, abbiano tempistiche più veloci. I prestiti, con i tassi molto bassi che ci sono in questo momento e con le garanzie derivanti dal decreto rilancio, potrebbero venire utilizzati per pagare tasse e fornitori. Gli istituti di credito, in questo modo, aiuterebbero le imprese e scongiurerebbero il rischio di usura. Noi, come Confcommercio, non abbiamo uno strumento di vigilanza, né ci compete, ma un punto di visto privilegiato che sono proprio le nostre aziende associate”.

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