Marco Postiglione: perché lasciare aperti i parrucchieri e chiudere i centri estetici?

“Prima di tutto un chiarimento: questa non è una guerra a parrucchieri e barbieri che consideriamo nostri “cugini” e ai quali auguriamo buon lavoro. Ma vogliamo capire perché loro possono continuare ad essere aperti in questo periodo di emergenza sanitaria per il Covid 19 e i centri estetici no. Quali sono le differenze che hanno fatto prendere questa drastica decisione, quando sin dall’inizio della pandemia le due categorie sono state equiparate nelle limitazioni e nei protocolli di sicurezza?”.

E’ risoluto e determinato Marco Postiglione, fondatore e presidente di Marco Post, la prima rete di centri antiage senza bisturi in Europa, nel suo intervento che rilancia il grido di dolore di un settore già colpito duramente nel primo lockdown di inizio 2020. Il governo Conte ha stabilito  nell’ultimo DPCM valido fino al 3 dicembre che, per far fronte alla pandemia di Covid 19, nelle cosiddette “zone rosse” (al momento Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta) i centri estetici rimarranno chiusi mentre i parrucchieri potranno tenere aperta la loro attività.

“In questo periodo – continua Marco Postiglione – oltre 4000 centri estetici  (che danno impiego ad oltre 10.000 operatori) presenti nelle zone rosse non potranno più accogliere i loro clienti. Centri che per la maggior parte sono gestiti da imprenditrici donne, che sono un motore fondamentale per l’economia italiana. Nello stesso periodo queste professioniste vedranno lavorare i loro colleghi parrucchieri che offrono ugualmente un servizio alla persona e in qualche caso anche servizi estetici di base. Perché?”

Marco Postiglione passa ad analizzare e smontare le possibili motivazioni che possono aver portato a questa scelta illogica: “C’è un rischio di contatto col cliente? No, perché certamente è inferiore a quello che esiste con un parrucchiere che ti fa la barba a pochi centimetri dal viso. Può sussistere un pericolo di assembramento? No, perché è risaputo che il rapporto tra cliente e titolare è di uno a uno; in ogni cabina ci sono un operatore ed un cliente, salvaguardati dai dispositivi di protezione previsti dai protocolli. Protocolli di sanificazione e anti Covid ai quali tutti i centri si sono adeguati, con ingenti investimenti, a partire dalle riaperture di metà maggio scorso”.

Alla luce di questo, non esistono motivazioni plausibili che giustifichino tale provvedimento: “E’ inaccettabile – conclude Marco Postiglione – e vorremmo che almeno qualcuno ci chiarisca ufficialmente i perché di questa decisione. Noi non riusciamo a vederli. Nessuna risposta è stata data nemmeno alle associazioni di categoria, come se non esistessimo. E quando non ci sono argomentazioni plausibili viene il dubbio che ci sia una forte discriminazione verso un settore che è quasi esclusivamente femminile. Vorremmo che il governo fosse in grado di fugare questi dubbi e soprattutto che tornasse sulle sue decisioni. Personalmente non mi fermerò finchè non avrò una risposta. Sono pronto e determinato ad utilizzare qualsiasi canale per ottenere un riscontro da parte del governo”.

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