Pennacchi (Zootecnia/Confagricoltura Umbria): “Problema settore si è acuito con il covid”

Il settore zootecnico in Umbria è un malato che cerca di curarsi. Il presidente della sezione zootecnia di Confagricoltura regionale, Matteo Pennacchi, spiega infatti: “Il problema della zootecnia, in Umbria, è evidente da diverso tempo, e si è acuito nel periodo covid. Abbiamo ripercussioni su tutti i settori, in particolare per le carni bovine e suine, con riduzioni che i suini arrivano al 20 per cento in meno nel consumo, e per il settore lattiero-caseario, dove c’è stato un cambiamento dei costumi degli acquirenti. Abbiamo assistito a un calo nell’acquisto di prodotti stagionati, come i pecorini, a vantaggio di quelli freschi e freschissimi, come mozzarella, stracchino e primolatte. Sono cambiati anche i consumi di latte, con riduzione considerevole di quello fresco a vantaggio di quello sterilizzato. Si spiega facilmente quest’ultima problematica: la gente aveva paura di andare frequentemente al supermercato”. È andata meglio per il settore avicolo, di carni e uova, con acquisti di pollo che sono schizzati in alto.

Pennacchi è presidente da tre anni, dopo aver rivestito la stessa carica nella sezione latte. Il suo è un osservatorio privilegiato per parlare in generale di tutto ciò che riguarda la zootecnia umbra. “In questi mesi, dopo il primo lockdown, il mercato si stava riprendendo. La riapertura dei ristoranti aveva in parte tamponato la situazione negativa, ma temo che ora si ripresenterà”.

L’Umbria è terra fertile per gli allevamenti. Il presidente stila un veloce report di quanti e quali siano gli animali più presenti: “Per il latte e gli allevamenti di bufale ci sono circa 140 allevamenti per 12 mila capi: per la carne bovina e bufalina di ogni dimensione, quindi anche piccoli allevatori, siamo a 3 mila allevamenti con 42 mila capi allevati; per il settore suinicolo (scrofaglie e allevamenti da ingrasso) gli allevamenti sono 810 con 200 mila suini allevati; per l’olicaprino, gli allevamenti sono 2.200 per 90 mila capi; gli avicoli (intendo allevamenti con almeno 250 esemplari) sono 120 con una produzione annua di 2.500.000 di polli (da carne, per produzione di uova, pulcini e riproduttori). Infine, per quel che riguarda l’apicoltura, ci sono in Umbria 325 apicoltori per 18 mila alveari registrati”. La zootecnia pesa per il 30 per cento sull’economia regionale agricola.

Se per il settore ovicaprino “le aziende più importanti si trovano tra Norcia e Cascia, gli altri comparti sono dislocati un po’ su tutto il territorio. Per le api, dipende anche dal tipo di miele che l’allevatore vuole produrre”.

A distanza di quattro anni dallo spaventoso terremoto che sconvolse l’Umbria, si pagano ancora dazi pesanti: “In Valnerina, di massima, gli allevamenti continuano a svolgere la loro attività. È il come, però, che va sottolineato. Per la produzione di latte, la Regione ha fornito strutture sotto cui allevare gli animali in attesa delle stalle, a oggi la maggior parte delle aziende è ancora in queste strutture provvisorie con tutti i problemi che ne conseguono (pensate agli inverni a Norcia). Alcuni allevamenti sono riusciti a ristrutturare le stalle, per tutti gli altri le problematiche sono gravi e sarà un altro inverno difficile”.

Pennacchi è tra i soci fondatori di Fris.Ital.I. Ci spiega in cosa consiste: “E’ un’associazione nata all’interno di Confagricoltura, ma assolutamente indipendente, che permette agli allevatori di servire altri allevatori nel settore latte. Fornisce servizi agli allevamenti: innovazione, tecnologia e scienza che impattino il meno possibile sul portafogli di chi viene servito. Grazie a moderni software, si gestiscono meglio le mandrie. Possono accedere tutti gli allevatori da qualsiasi parte d’Italia”. L’unico vincolo che si sono imposti i soci fondatori (Fris.Ital.I. è nata da cinque mesi appena) è quello relativo al diritto di voto: “Qui non si conta un voto ad allevatore, ma il peso dipende dal numero di capi che si possiedono”.

L’associazione, unendosi ad Anarb, Anaga, Anaborava e Risbufala, ha poi dato vita a Sinergy: “Altra associazione che nasce per rendere la selezione italiana sempre più efficiente e sostenibile. Lo scopo principale è gestire la selezione e il miglioramento genetico, garantendo servizi tecnici agli allevatori, effettuati da persona le tecnico. Vengono utilizzati i software più moderni che daranno agli allevatori informazioni utili per migliorare la loro attività”. Anche la zootecnia segue il progresso. E non potrebbe essere altrimenti.

Exit mobile version