Vino italiano: vola negli Stati Uniti

Il vino italiano resiste anche alla pandemia. In particolare sulla domanda proveniente da oltre oceano, dagli States. A volare sono le vendite online e non solo, che vanno a coprire il buco creatosi per la chiusura di ristoranti e locali. L’Italia approfitta dei dazi imposti ai principali competitor da Donald Trump, in particolare alla Francia.

Queste sono le notizie principali che sono state diramate dall’Osservatorio Vinitaly – Nomisma Wine Monitor in vista del Forum Wine2Wine, in programma dal 22 al 24 novembre alle Ex Gallerie Mercatali di Verona. Ci sarà un focus online sugli effetti del covid sul vino italiano, moderato da Gino Colangelo, in collegamento con i protagonisti del mercato americani, in particolare Alison Napjus, redattore senior per Wine Spectator, Kristina Kelley, direttore comunicazione Wine & Spirits per E.J. Gallo Winery, Heini Zachariassen, fondatore di Vivino, Michael Osborn, fondatore del portale Wine.com, e Aaron Sherman, cofondatore e Ceo di SevenFifty.

Tornando ai dati, nei primi otto mesi del 2020, l’Italia ha recuperato più di 370 milioni di euro sulla Francia, chiudendo l’estate a 1,16 miliardi di euro di vendite negli Stati Uniti (+2,3 per cento sullo stesso periodo del 2019), mentre la Francia ha perso il 25,7 per cento posizionandosi a 998 milioni di euro. Giù pure la Spagna (-11,8 per cento) e la Germania (-34,4 per cento). Complessivamente, dunque, l’import verso gli Usa cala del 10,5 per cento.

Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, commenta: “L’Italia oggi detiene una quota di mercato sulle importazioni Usa di vino che si avvicina al 35%, un record raggiunto grazie alla congiuntura e a un rapporto qualità-prezzo più che mai competitivo. Ora serve mantenere le distanze e riallineare i segmenti di mercato penalizzati dal Covid-19 attraverso un’accelerazione della promozione made in Italy. A questo – prosegue il dg Veronafiere – servirà Wine2Wine Exhibition & Forum, un evento fisico e digitale a cui parteciperanno, grazie alla partnership con Agenzia-Ice, centinaia di buyer in presenza e altrettanti on-line, per cui sono previsti masterclass, networking, business to business e seminari in remoto”.

L’ecommerce vola, come spiegato da Heidi Zachariassen: “In questi mesi abbiamo assistito agli incrementi di acquisto più forti di sempre da parte dei nostri 46 milioni di utenti, con crescite in tripla cifra nei 5 mesi di emergenza. Nel periodo abbiamo registrato un punto di svolta per i fine wine italiani, soprattutto per i rossi toscani, l’Amarone e il Brunello di Montalcino”. Stesse opinioni da parte di Michael Osborn: “La quota dei nostri utenti che operavano acquisti è passata dal 24% in regime pre-Covid all’86%. Un dato incredibile, che, secondo un nostro sondaggio, sarà mantenuto anche in fase post-Covid. Nell’anno – aggiunge Osborn – gli acquisti di vini italiani sono cresciuti del 53% grazie agli acquisti in fascia alta dei millennials e generazione X”.

Diversa la scena nel settore Horeca, fortemente penalizzato dalla pandemia. Aaron Sherman parla di un calo del 33 per cento. Gino Colangelo tira le somme: “Il business del vino negli Stati Uniti è molto resiliente, anche nel lockdown e in questo contesto il vino italiano è favorito. Oggi la categoria in più rapida crescita è quella di fascia alta (oltre i 50 dollari), che corrisponde al profilo delle grandi aziende del Belpaese”.

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