Zangara (Fiepet/Confesercenti): “Chiusure anticipate dei locali? Da noi sarebbe pesante caos”

“La situazione è precipitata, c’è stato un calo vertiginoso e inaspettato del settore nelle ultime tre – quattro settimane”. Il grido di aiuto arriva da Giovanbattista Zangara, presidente della Fiepet/Confesercenti Umbria. Ristoranti e bar sono allo stremo, molti non sono riusciti neanche a riaprire e tra tre, quattro mesi la situazione potrebbe diventare irrecuperabile per molti altri.

“Cosa ha pesato? Di sicuro il risalire dei contagi da coronavirus, ma non solo. La gente è ferma dal ricevere gli stipendi: mancano giugno, luglio, agosto, settembre e ora siamo a ottobre. Iniziano a mancare i soldi per poter andare a cena fuori. Chi può, si scatena solamente il sabato, quando un po’ tutti si lavora”. C’è poi un altro fattore da tenere presente: “La chiusura degli stadi e dei palazzetti. I calcetti, con il regolamento che impone di andare a fare la doccia a casa; così, chi gioca, non si ferma a mangiare fuori, ma va dritto a casa a lavarsi”.

Zangara ammette: “Le misure restrittive sono giuste, ma se il nuovo decreto legge – che attendiamo per il 15 ottobre – dovesse contingentare la chiusura di bar e ristoranti con orari tipo le 22 o le 23, allora i pub morirebbero, i ristoranti pure se la chiusura imposta fosse quella delle 22, se invece si puntasse sulle 23 la morte ci sarebbe lo stesso, ma sarebbe più lenta”. Il presidente della Fiepet è seriamente preoccupato: “Vedo anche tantissima ignoranza nei commenti dei clienti su come si interpreta il protocollo da parte dei gestori dei locali. Ribadiamo che la distanza di un metro ci deve essere da tavolo a tavolo, che fino a ieri i cuochi non avevano l’obbligo della mascherina perché stavano ad almeno un metro di distanza”.

Persino la riapertura delle scuole è stata una scure: “Ha avuto effetti devastanti. I genitori, già in cassa integrazione e senza soldi da mesi, hanno dovuto pagare per l’autobus e i libri scolastici: in questo modo sono finiti i soldi”.

Come fare per risollevare le sorti: “Al momento non si può che attendere. Anche quando uscirà il vaccino, gran parte della gente è scettica per colpa dei medici che dicono una cosa oggi e una diversa domani. Non ci sarà la corsa a vaccinarsi”. Quello che è sicuro, invece, è che “l’Italia è con l’acqua alla gola rispetto ad altri Paesi, in attesa di aiuti europei che ancora non sono arrivati. A tre mesi e mezzo dalla fine dell’anno non c’è una normativa che aiuti le partite Iva. A fine anno il 95 per cento sarà in perdita e chiuderà. A meno che non si decida di prolungare la chiusura dei bilanci 2020 o, in un certo senso, annullare quest’anno”.

In alcuni Paesi europei, ci sono continue sfilate in piazza di ristoratori e baristi proprio per contestare la chiusura anticipata dei locali, potrebbe capitare anche da noi? “Da noi ci sarebbe un caos pesante. Sarebbe come se il Governo se ne lavasse le mani dicendo: io non ti chiudo, ti faccio lavorare, dunque non ti do aiuti. Ma a pranzo non si lavora come a cena. Sarebbe la morte a livello economico. E aspettiamoci tante e altre difficoltà tra qualche mese, quando bisognerà pagare le tasse in un’unica soluzione o al massimo in quattro rate. E poi, io dico una cosa: nei ristoranti è difficile che si creino assembramenti perché uno mangia e poi se ne va. Bisognava controllare in estate la movida selvaggia, alcuni bar che facevano le serate. Non è giusto penalizzare allo stesso modo entrambi con la chiusura anticipata e massacrare i ristoratori”.

In Umbria, tra tante notizie negative, anche una positiva: “Che io sappia al momento non sono entrati capitali sospetti, so che è stato istituito un organo di controllo regionale”. No, non è però il momento di gioire neanche in questo caso: “Tra un paio di mesi secondo me qualcosa verrà fuori sicuramente. La criminalità troverà un terreno fertile dove attecchire”.

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