Granocchia (Confesercenti): “A crisi Regione ha risposto in modo agrodolce”

Giuliano Granocchia, Confesercenti Umbria

L’Umbria ha subito la pandemia e la fase successiva di ripresa non è sufficiente a coprire il ‘buco’ dei mesi
di lockdown. Diversi settori sono tuttora in crisi e faranno fatica a recuperare. Ne è convinto Giuliano
Granocchia, presidente umbro di Confesercenti.

“I dati macroeconomici dell’Umbria sono tendenzialmente simili a quelli nazionali, anche nella nostra regione infatti registriamo una situazione molto difficile per le attività legate alla filiera del turismo,
dell’automotive, dell’abbigliamento e dell’aerospazio. Stanno subendo colpi significativi. La meccanica di
precisione, che ha sempre rappresentato quote di Pil importanti e ad altissimo tasso di occupazione e di
qualifica, è anch’essa in grande difficoltà. Ci auguriamo nei prossimi mesi che ci sia la giusta attenzione da parte delle politiche nazionali e regionali per una nuova crescita economica. I grandi sforzi degli anni passati avevano portato a una crescita significativa di settori come l’export, l’agroalimentare e proprio la meccanica fine, settori che avevano creato anche occupazione. Non dimentichiamo poi un altro comparto in crisi, quello dell’edilizia. Ci auguriamo che il superbonus possa essere un volano importante per rilanciare il settore. Si tratta tra l’altro di una misura ecologicamente sana, che immette elementi di politiche ambientali in un comparto che troppo spesso ha dissipato risorse energetiche e ambientali”.

Qualche attività ha decisamente mostrato maggiore resistenza nell’emergenza: “Il food, parlo della grande distribuzione e della filiera agroalimentare ad essa legata. Trend positivo pure per la piccola distribuzione del territorio, si è riscoperta infatti la dimensione locale dei prodotti grazie a un atteggiamento culturale diverso da parte dei consumatori”.

L’Umbria, a livello di Regione, ha provato ad arginare la crisi, ma il risultato finale si può definire
‘agrodolce’. “La Giunta regionale ha messo in campo interventi importanti, ma pensare che per arginare
una situazione come questa basti una dimensione locale è assolutamente improprio e non possibile; inoltre, alcune misure umbre necessitano di una capacità di risposta da parte delle tecnostrutture molto più veloce rispetto a quella che si sta attuando. Si è intervenuti con una misura molto importante per gli hotel, mentre altre attività hanno ricevuto misure non sufficienti a rispondere al crollo dei fatturati; parlo del trasporto collettivo privato, delle Agenzie turistiche, del settore delle guide che non ha beneficiato di misure sufficienti. Le Agenzie turistiche che hanno avuto un crollo del fatturato. E ancora: il piccolo commercio, l’abbigliamento. Qui parliamo di doppio colpo: la crisi e la concorrenza spesso non leale da parte della distribuzione online. Con il cambio di abitudini, queste attività hanno visto restringersi i loro mercati”.

Granocchia ha ancora una speranza: “Che nelle prossime settimane ci possa essere un confronto con le istituzioni, noi vogliamo dare il nostro contributo, ma vediamo che sono un po’ carenti i tavoli. Non vogliamo sostituirci al Governo regionale, ma conoscendo noi i bisogni e le problematiche dei settori che rappresentiamo, possiamo dare un contributo sugli strumenti e sulla necessaria riorganizzazione della macchina amministrativa regionale. Serve capacità di ascolto, velocità delle decisioni, tempi rapidi di attuazione, per questo serve una PA regionale che si metta al servizio dei ceti produttivi dettando regole ma sapendo ascoltare. E mi permetta di dirle due cose: riforma di Sviluppumbria e Gepafin, ora o mai più. Creazione, o incardinamento in una già esistente, di una Struttura di servizio alla programmazione di diretta emanazione della Commissione e del servizio europeo rispetto alla quale siamo completamente disarmati. Va messa sotto la regia di Regione e Comuni. In Umbria ce ne sono almeno un paio che sono state capaci di imporsi in Europa. Portando risorse, lavoro, innovazione. Basta guardarsi intorno. Qualche anno fa presentammo un progetto su questo tema importantissimo. Erano troppo snob per ascoltarci. Poi si è visto come è andata la storia”.

Altro capitolo che spicca in un periodo di difficoltà è quello della formazione professionale: “Tutti vedono che la formazione ha bisogno di aggiornarsi. C’è necessità di strutture che sappiano rispondere a queste esigenze. Confesercenti umbria si augura che la nuova programmazione possa dare risposte ai disoccupati e alle imprese. C’è bisogno di processi di innovazione da parte della struttura regionale, ci auguriamo che riescano a cogliere i nodi di criticità del sistema formativo e non buttino via, come si suol dire, con l’acqua sporca, anche il bambino. Si apra un confronto su quali sono gli strumenti utili per i disoccupati e per le imprese. Lo strumento garanzia giovani, quello garanzia adulti e l’ultimo, UmbriAttiva, hanno dato risultati molto scarsi a fronte di risorse molto grandi. Non hanno risposto né alle esigenze delle imprese né a quelle dei disoccupati. Un po’ meglio lo strumento dei tirocini, ma quello che ha funzionato meglio è stato sicuramente lo strumento di politiche attive denominato ‘Cresco’. Questo mondo della formazione ha bisogno di una riforma a partire dal sistema di accreditamento regionale e dal catalogo dell’offerta formativa: la Regione deve intervenire su questi due strumenti che possono definirsi nord e sud della riforma della formazione”.

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