Comunità energetiche: finalmente in Italia si parte

Che cos’è e come funziona una comunità energetica? Una normativa dell’Unione europea apre la strada alla loro nascita. Mettiamo il caso di chi non è proprietario di un impianto fotovoltaico, ma potrà comunque usufruire dell’energia solare, grazie alla condivisione. Finora, in Italia, solo il proprietario poteva sfruttare l’energia prodotta dall’impianto. Che poteva scegliere anche se venderla e metterla in rete.

La normativa europea è di un paio di anni fa, ma solo in questi giorni in Italia si sta dando seguito. Questa direttiva prevede che l’energia solare prodotta da sistema terzi possa essere utilizzata da ciascun individuo per i propri consumi domestici. L’esempio calzante è quello dei condomini, che potranno avere un unico impianto solare o fotovoltaico per tutti i residenti. Dando così vita a una comunità energetica.

Naturalmente ci sono vantaggi. Uno è ambientale: sempre più persone potranno utilizzare l’energia pulita del sole. Uno è economico: chiunque usufruirà dell’energia prodotta potrà acquistarla a prezzi vantaggiosi dal titolare. Si potrebbe arrivare anche a un Paese o un Comune che diventa indipendente, anche solo parzialmente, alla rete elettrica nazionale.

Secondo una ricerca effettuata del Politecnico di Milano, il giro d’affari potrebbe arrivare a 29 miliardi di euro, pari a due punti del Pil nazionale. In Italia, la direttiva dell’Unione europea deve essere recepita entro giugno 2021, dunque c’è ancora tempo. Regione Piemonte e Regione Puglia hanno già adottato in alcune città questo provvedimento, rendendolo operativo.

Nel Rapporto sulle Comunità rinnovabili, si parla in totale di 32 esperienze tra comunità energetiche, casi di autoconsumo collettivo e auto produzione. Tra questi ci sono famiglie, aziende e amministrazioni. Quarantuno Comuni italiani sono 100 per cento rinnovabili e autonomi per quel che riguarda l’energia. C’è in Italia un numero di impianti da fonti rinnovabili per oltre 750 mila unità di impianti fotovoltaici, oltre 3.500 unità di impianti idroelettrici, oltre 4.500 unità di impianti eolici, oltre 2.500 unità di impianti a bioenergie e oltre 15 mila unità di impianti geotermici. La Lombardia è la regione con il maggior numero di impianti a fonte rinnovabile.

C’è una definizione precisa di comunità energetica: devono essere installati impianti a rinnovabili con una potenza complessiva inferiore a 200 kW e l’energia prodotta deve essere consumata sul posto. L’impianto deve essere connesso alla rete elettrica a bassa tensione, attraverso la cabina di trasformazione a media/bassa tensione da cui la comunità energetica preleva anche l’energia di rete.

La prima cosa da fare, dunque, è individuare la rete di bassa tensione dove si è allacciati e trovare lo spazio dove installare l’impianto, un’area degradata da riqualificare, un parcheggio o il tetto di un condominio. Il cittadino, arrivato a questo punto, può preparare lo statuto della comunità, come associazione o cooperative, aperta a nuove adesioni. Vengono dunque raccolte le voci dei cittadini all’interno dell’area individuata e si raccolgono le adesioni. Infine, si trova il soggetto che installerà l’impianto e che avrà la detrazione fiscale grazie all’ecobonus.

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