Umbria: Aur, immaginare un futuro diverso per l’economia

Pil a -11,1 per cento a fine anno in Umbria, una delle regioni più colpite dal coronavirus e dall’emergenza sanitaria successiva. Sono le stime di Svimez dopo che l’Istat aveva dato i numeri del secondo trimestre, aprile-giugno, con un calo tendenziale a livello nazionale del 17,1 per cento a causa della contrazione della domanda, dei consumi, degli investimenti, delle importazioni e della domanda estera.

La contrazione della domanda estera ha avuto effetti meno dirompenti per l’Umbria, non essendo strettamente legata alle esportazioni. Ma non dimentichiamo che quella umbra è una piccola economia e quindi dipende molto dall’esterno, soprattutto dalle altre regioni italiane, dove la recessione è stata forte e ha aggravato ulteriormente il sistema economico umbro, già traballante di suo.

Si devono necessariamente spendere poi alcune parole sulla domanda turistica. A livello nazionale, drastico è stato il ridimensionamento nelle città d’arte. In Umbria il fenomeno è stato meno dirompente. Il calo di stranieri è stato più contenuto rispetto alle aspettative, grazie al messaggio di ‘Umbria sicura’, di una terra piena di arte e con tanti spazi vuoti per evitare dunque gli assembramenti. L’Umbria, una regione dove praticare un turismo qualitativo e sicuro. La Galleria Nazionale ha visto un vero e proprio exploit di visitatori, anche da fuori regione.

La domanda interna, -9,2 per cento, è di poco inferiore al dato nazionale e a quello del Centro, rispettivamente -10,9 e -12 per cento. La questione della domanda e della sua contrazione chiama in causa la sostenibilità dei redditi che a sua volta dipende fortemente dalla disponibilità di lavoro e dalla sua profilazione. Nel primo trimestre 2020, quindi prima della pandemia, l’Umbria aveva sofferto già di un calo degli occupati, da 369 mila a 355 mila. Sono 27 mila i lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali, prima tra tutte la cassa integrazione. Giovani e donne i più colpiti. A luglio, dopo quattro mesi di cali, c’è stata a dire il vero una ripresa di occupati, soprattutto donne e over 35, ma il problema lavoro persiste in Italia e in Umbria.

Siamo insomma in un momento delicato per il futuro dell’Umbria. È necessario pensare e immaginare una nuova visione delle modalità e delle priorità della produzione, commenta l’Aur. “Bisogna cercare di cogliere le vie più suscettibili per un rinnovato sviluppo e lavorare ponendo una serie di misure che facciano sistema in questo senso”.

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