La viticoltura nelle Marche: un connubio antico

Prosecco

La viticoltura marchigiana ha una storia molto antica, che risale addirittura ai tempi dei popoli provenienti dalla Dalmazia attraverso l’Adriatico. Parliamo del secondo millennio a.C. Poi, tra il X e il IX secolo a.C. arrivarono i Piceni ed è da questo momento che si hanno le prime testimonianze in merito alla coltura di viti. All’epoca dei romani, si coltivano centinaia di viti in tutta la regione. In particolare, si ricorda il Vino Anconetanum, prodotto con le uve delle Elvole. Nel 1596 è il botanico marchigiano Andrea Bacci a pubblicare De naturali vinorum historia. I territori di produzione prediletti sono Piceno, Ripatransone, Fermo, Offida, Macerata, Cluana, San Ginesio, Osimo, Recanati, Ancona, Sirolo, Senigallia, Fano, Gradara. E vitigni del calibro di Vernaccia, Greco, Lacrima, Trebulani, Malvasie, Moscatello, Vissane.

Si può dire che le Marche hanno anticipato le bollicine. Cent’anni prima dello Champagne, infatti, all’inizio del Seicento, in alcune zone del nord della regione già si producono vini spumanti, che vengono esportati e commercializzati nell’Europa dell’Est. Il medico fabrianese Francesco Scacchi, nel 1622, descrive le tecniche di rifermentazione con l’aggiunta di un chicco d’orzo in ogni bottiglia. Nell’Ottocento si comincia con le sperimentazioni sui vitigni bianchi come Verdicchio, Trebbiano er Moscatello, e su quelli a bacca nera, Balsamina e Vernaccia Nera di Serrapetrona.

Nel 1890, purtroppo, la fillossera uccide le viti. Il terreno coltivato cala da 170 mila ettari del 1880 ad appena 60 mila nel 1913. Non solo quelli marchigiani, ma un po’ tutti i produttori capiscono che è il momento di cambiare tecniche e impianti e a puntare su vigneti specializzati. Nelle Marche, negli anni ’50 e ’60 si continua comunque a privilegiare la coltivazione promiscua. Il che permete di conservare la biodiversità.

Sono gli anni ’70 a dare la svolta dell’ammodernamento. Verdicchio, Sangiovese, Montepulciano, Biancame e Vernaccia Nera diventano i vitigni delle varie Denominazioni. Si riscoprono varietà dimenticate come Pecorino e Passerina.

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