Ires Cgil: Umbria malata grave

Malata gravemente, l’Umbria negli ultimi 12 anni è andata incontro a tre colpi durissimi, che si sono sovrapposti andando a incancrenire la situazione. Dapprima la crisi internazionale del 2008, che ha ha causato nella regione una delle perdite economiche più gravi, poi il terremoto del 2016-2017, infine l’emergenza covid. Tutte cause che hanno trascinato l’Umbria tra le regioni del Sud economicamente e dal punto di vista del lavoro.

L’ultimo rapporto dell’Ires Cgil dell’Umbria pone l’attenzione in particolare sull’ultima crisi, quella causata dalla pandemia e dal lockdown. È stato presentato oggi a Perugia dal presidente dell’Istituto di ricerca, Fabrizio Fratini, e dal segretario generale della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla.

Secondo l’Ires, il Pil si è ridotto tra 1,5 e 2 miliardi di euro, concentrati in alcuni settori trainanti come il tessile, la metallurgia, l’abbigliamento, i trasporti, le costruzioni, la ristorazione. A questo ‘guaio’ bisogna sommare la crisi occupazionale, con grave diminuzione dei contratti a termine (nel Perugino, tra gennaio e maggio 2020, -28,8 per cento) e troppo ricorso agli ammortizzatori sociali. Al 30 giugno 2020, eravamo a più di 28 milioni di ore di cassa integrazione e fondi di solidarietà autorizzati, +800 per cento rispetto al 2019.

“Numeri dietro ai quali – come ha sottolineato Fabrizio Fratini nella sua presentazione – troviamo le sofferenze e le difficoltà di circa 27mila lavoratrici e lavoratori umbri che hanno subito una contrazione di reddito fortissima, pari complessivamente a circa 81 milioni di euro”.

Ancora una volta si tratta di fare un’addizione. Perché questo problema si va ad aggiungere a quello della povertà relativa, arrivata al 14,3 per cento nel 2018, due punti e mezzo oltre la media italiana.

“Il quadro descritto dalla nostra Ires Cgil, che rischia di aggravarsi ulteriormente se si darà il via libera ai licenziamenti, ci pone di fronte ad un’urgenza senza precedenti e all’assoluta necessità di non sbagliare cura – ha detto il segretario della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla – Tuttavia, ancora non vediamo da parte della Regione, ma anche delle nostre controparti datoriali, a partire da Confindustria, un atteggiamento all’altezza della drammaticità del momento. Le ingenti risorse economiche che arriveranno dall’Europa – ha aggiunto Sgalla – risorse, anche queste, senza precedenti, vanno gestite in maniera oculata, trasparente e, soprattutto partecipata. Altrimenti il rischio è che, anziché migliorare, il malato peggiori e si allarghino le disuguaglianze. Lo abbiamo ripetuto ostinatamente alla precedente come all’attuale giunta: serve un progetto per l’Umbria che sia di reale cambiamento, questa è l’unica terapia possibile”.

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