Infor Ma srl sponsorizza il Digital CFO, soluzione software Zucchetti partner per il monitoraggio digitale dello stato di salute dell’impresa

Imprese sempre più digitalizzate nei servizi e nell’organizzazione interna.

E’ quanto emerge dal PMI Digital Index 2020 di GoDaddy, provider da 19 milioni di clienti, l’analisi annuale che misura l’indice di digitalizzazione delle PMI, cresciuto di 2 punti rispetto all’anno precedente attestandosi a quota 56/100.

Effetto Covid, sicuramente, ma anche effetto di una rivoluzione che era già in atto e che la pandemia ha accelerato in maniera esponenziale, soprattutto nelle piccole e medie imprese, anche se le “ombre” non mancano e la strada da fare è ancora lunga.

In base ai dati di GoDaddy, infatti, riportati nel documento di analisi “Trasformazione digitale durante il lockdown: le micro imprese italiane”, durante il lockdown solo il 41% delle micro imprese italiane ha potuto contare su un sito web rilevabile dai motori di ricerca e, nonostante ciò, hanno dimostrato capacità di reazione aprendo, ad esempio, portali e-commerce in tempi record.

Nell’attuale fase post-emergenziale le aziende si stanno attrezzando per migliorare l’utilizzo dei propri canali digitali, utilizzo fermo spesso alla creazione di un sito poco indicizzato e non in grado di attrarre elevati volumi di traffico “buono” e che generi business anche attraverso una strategia social di supporto.

Sempre in base all’analisi di GoDaddy solo il 29% delle micro imprese del campione aveva già attivato la vendita online prima del lockdown, mentre il 18% del totale – specie quelle della ristorazione e del delivery – lo ha fatto durante.

“A livello geografico – si legge nell’analisi di GoDaddy – le micro imprese italiane più impegnate nella ‘corsa alla digitalizzazione’ durante l’emergenza sono state quelle del Centro (21%), seguite dal Sud (16%) e infine dal Nord (11%). Tuttavia, sottolinea GoDaddy, le aziende di Centro e Nord del Paese presentavano già pre-Covid una maggiore presenza di servizi di vendita digitali, rispettivamente il 35% e 31%, rispetto al 21% del Sud”.

Ancora però non si premiano gli strumenti di comunicazione e di digital marketing che puntano sui contenuti di valore: infatti, solo il 6% delle imprese del campione ha introdotto, ad esempio, servizi di newsletter per rimanere in contatto con i propri clienti.

Anche dal punto di vista normativo ci sarà una spinta al processo di digitalizzazione delle PMI. Basti pensare al nuovo Codice della crisi d’impresa, introdotto nel 2019 per misurare lo stato di salute dell’azienda ed intervenire per risolvere uno stato latente di crisi ed individuare tempestivamente situazioni di sofferenza.

“Digital CFO – sottolinea Infor Ma srl, società marchigiana partner Zucchetti – è il servizio a supporto di tutto il mondo che gravita intorno all’impresa, commercialisti, titolari d’azienda, amministratori e revisori/sindaci, chiamati ad assolvere gli obblighi introdotti dalla normativa dotandosi di strumenti di allerta interna. Grazie alla suite contenente strumenti di orientamento, controllo e pianificazione finanziaria, Digital CFO è in grado di rilevare in tempo reale tutti i dati economico/finanziari dell’azienda, elementi utili per rilevare le criticità e comunicarle all’imprenditore, che può così fare una stima dei fabbisogni finanziari e verificarne la copertura. Digital CFO monitora anche il rischio di insolvenza, le anomalie nei rapporti con le banche, contabili e di bilancio, nei pagamenti verso controparti commerciali, anomalie gestionali ed erariali. Inoltre, Digital CFO carica in automatico i dati di Centrale Rischi e Bilancio, calcola indici volti a supportare le aziende nel rilevare precocemente alert andamentali e di bilancio, e notifica istantaneamente le principali criticità tramite l’app per smartphone. Il software viene costantemente aggiornato alla luce delle indicazioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili al fine di supportare revisori e sindaci nell’esercizio delle loro funzioni”.

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