Lombardia: secondo trimestre di sofferenza per le imprese artigiane

La pandemia ha avuto effetti sul manifatturiero in Lombardia. A dirlo è Confartigianato Lombardia per bocca del suo presidente, Eugenio Massetti: “Un salto indietro di 11 anni”. Il secondo semestre del 2020 sotto l’occhio degli osservatori.

“La produzione registra un calo tendenziale del -24,3% e per trovare un calo tendenziale così rilevante occorre tornare alla crisi finanziaria del 2009; l’indice destagionalizzato della produzione (2010=100) è crollato in sei mesi di oltre 24 punti da quota 98,7 a 74,7 e mai prima di questo momento si è registrata una flessione simile in due trimestri consecutivi; il precedente più simile è quello della prima metà 2009 quando l’indice era calato di quasi 22 punti. Serve comunque ampliare lo sguardo guardando oltre il dato negativo lombardo, per vedere che si allarga il divario nel calo tra la Lombardia ed il Paese nel suo complesso. Difatti se nel precedente trimestre la variazione tendenziale nella produzione faceva segnare una differenza tra la Lombardia e l’Italia pari all’1,6%, in questo trimestre la differenza sale al 13,1%. Questo segnala un dato importante: nonostante la Lombardia sia stata una delle regioni più colpite dall’emergenza covid-19, l’impatto sulla produzione lombarda è stato meno accentuato che nel resto del Paese”.

Nel secondo trimestre del 2020 c’è stata contrazione importante nella produzione sia rispetto al trimestre precedente (-12,8%) sia sulla stesso trimestre del 2019 (-24,3%). L’indice della produzione è sceso a 74,7 (2010=100), nuovo punto minimo della serie, mentre nel 2019 pareva vicino il recupero.

Il settore meno in difficoltà è stato quello alimentare (-13%). Impatto particolarmente pesante per Pelli-calzature (-46,8 %) seguito da Tessile (-34,2%) e Manifatturiere varie (-35,1%). Tra gli altri settori solo la Gomma-plastica (-21,7%) e la Meccanica (-22,7%) mostrano una perdita inferiore alla media, mentre Siderurgia, Minerali non metalliferi, Carta-stampa, Legno-mobilio e Abbigliamento registrano flessioni dei livelli produttivi comprese tra il -25% e il -30%.

Le aziende artigiane che dimostrano forte contrazione produttiva sono il 72%, quelle che hanno avuto incrementi superiori al 5% sono state il 17% (23% nello scorso trimestre). Si riduce la quota di imprese stazionarie o in crescita o con contrazione moderata. Il fatturato a prezzi correnti scende del 23,5%, l’indice di Unioncamere Lombardia di allontana dall’anno base (2010=100), raggiunto lo scorso anno. Gli ordinativi subiscono una più forte contrazione per il mercato interno (-22,9% per l’artigianato su base tendenziale). Leggermente più contenuta la contrazione degli ordini esteri: –15,3% La quota del fatturato estero è del 7,5% per le imprese artigiane.

Restano negative le previsioni sulla domanda futura, ma mostrano un deciso miglioramento rispetto allo scorso trimestre. C’è minore pessimismo grazie alla riapertura delle attività e al rallentamento della pandemia nei Paesi che hanno rapporti economici con la Lombardia. C’è un 45% di imprenditori che prevede livello degli ordini invariato nel prossimo trimestre. Migliora l’aspettativa sulla produzione, ma fa seguito a un autentico crollo avuto nel trimestre precedete. La quota di imprenditori che prevede livelli stabili per la produzione è intorno al 40%.

Passiamo all’occupazione, che presenta un saldo negativo (-0,4%), con tassi di ingresso (1,2%) e di uscita (1,6%) più bassi dei trimestri precedenti, su minimi storici, Cresce il ricorso alla Cig, con il 69,8% di aziende che dice di aver utilizzato ore di cassa integrazione. Le aspettative sono ancora negative, anche se migliori rispetto al trimestre precedente.

“Scrutando l’orizzonte si riesce a intravedere qualche segnale che forse ci permette di poter iniziare a sperare – commenta Massetti – Tra questi le aspettative da parte degli imprenditori, che nel secondo trimestre mostrano un cambiamento di direzione verso l’alto (pur rimanendo negative), segno di un clima in evoluzione ed espressione di una maggiore fiducia rispetto al futuro. Ci aspettano certo mesi difficili, ma sono pronto a scommettere sul tessuto manifatturiero artigiano lombardo che ha già dato prova più e più volte di essere in grado, facendo leva sulla sua dinamicità, resilienza e flessibilità di superare ogni ostacolo. Le MPI lombarde hanno espresso la volontà di voler reagire anche questa volta: nel nostro sondaggio di giugno il 56,2 % degli intervistati ha dato indicazione di voler adottare almeno un cambiamento reattivo nei prossimi 12 mesi per rispondere alla crisi-covid-19. Per lo più tra le strategie indicate figurano: l’attivazione/modifica o ampliamento di nuovi canali di vendita, la modifica dell’organizzazione interna dell’impresa, l’ampliamento del numero di committenti, l’apertura a nuovi mercati e l’attivazione di nuove relazioni tra imprese. A farci ben pensare, nonostante le innumerevoli preoccupazioni, è il fatto che si mostrano più resilienti proprio quelle imprese a cui la pandemia a livello economico ha inflitto colpi più profondi: moda, legno arredo, macchinari. Il covid -19 ha quindi permesso alle imprese tutte, ed in particolare a quelle artigiane, di ripensare al proprio business cercando di oltrepassare difficoltà strutturali che non permettevano a queste di esprimere pienamente il proprio potenziale e la propria capacità competitiva”.

Chiude Massetti: “Naturalmente se vogliamo che siano in grado di riuscire a farcela sono e saranno assolutamente necessari strumenti di sostegno capaci di oltrepassare i limiti strutturali rafforzando processi innovativi e fornendo stimoli concreti all’alfabetizzazione finanziaria e digitale. Solo così le nostre imprese potranno pensare di recuperare quanto perso in così poco tempo e dimostrarsi pronte a divenire protagoniste del nuovo mondo post pandemia”.

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