Umbria: infrastrutture ferroviarie, perché migliorerebbero l’economia

Ancora in primo piano la rete ferroviaria umbra nell’approfondimento dell’Aur. La pioggia di miliardi che sta piovendo sull’Italia come aiuti post-covid potrebbe infatti permettere all’Umbria di recuperare quel gap infrastrutturale che la attanaglia. Il primo passo è rendere più moderna la rete ferroviaria regionale.

In Umbria, purtroppo, sono presenti ancora troppi passaggi a livello, binari unici, raggi di curvatura ridotti che fanno viaggiare piano i treni. Servirebbe dunque realizzare queste opere: l’alta velocità di rete nel tratto umbro della Orte – Falconara, il raddoppio selettivo della Foligno – Terontola Cortona, il recupero e l’ammodernamento della Fcu.

Aur ha fatto due simulazioni per appurare costi e benefici di tali opere. Stimando che per realizzare le infrastrutture A+B+C servano 3,5 miliardi (2,5 per A, 650 per B e 350 per C) e circa cinque anni di tempo. Ogni anno, un investimento di 700 milioni di euro quindi.

Nella prima simulazione, un milione di euro può generare un effetto moltiplicatore compreso tra 2 e 5, 700 milioni ogni anno genererebbero un Pil annuale tra 1,4 e 3,5 miliardi.

Se ipotizziamo che un milione faccia crescere gli occupati tra 12 e 16 unità lavorative, 700 milioni genererebbero tra 8.400 e 11.200 nuovi occupati. E questa è la seconda simulazione. Chiaro che queste opere potrebbero essere le fondamenta su cui poggiare il rilancio del sofferente sistema economico umbro. L’Umbria diventerebbe poi punto strategico di connessione per porti, centri logistici e aree industriali di valore sovranazionale. L’infrastruttura ferroviaria, come si vede, continua dunque a essere nodo centrale per far salire il Pil, la produzione e l’occupazione in Umbria.

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