Candido: “Siamo in una fase di stallo, occorrerà reinventarsi e rinnovarsi”

Francesco Candido è il socio fondatore di AB. CF. Solution, azienda nata nel 2009 che opera nel settore della vendita ed assistenza di stampanti e fotocopiatrici con sede a Monteroni di Lecce. L’imprenditore del settore topografico ha tracciato ai nostri microfoni il momento difficile che ha messo in grande difficoltà l’economia del Belpaese e le imprese che la compongono.

 

La Ripartenza…cosa si sente di dirci su questa fase, così tanto attesa?

“Ho sentito spesso citare questa parola, che appunto al momento non è altro che una parola. La vera ripartenza non la decide né il cliente né il governo, ma la deciderà il mercato. Siamo in una fase in cui tutto va molto a rilento, e francamente mi aspettavo tutto ciò. Visto il fermo che ha preceduto questo periodo, il cliente è restio a fare investimenti a lungo termine, anche di piccolissima entità. Stiamo andando avanti con le trattative già portate a compimento nel pre-pandemia”.

Ritiene che i protocolli previsti per la ripartenza in sicurezza siano funzionali? Cosa suggerirebbe?

Francesco Candido socio fondatore di AB. CF. Solution

“Credo che ci siano degli esperti pagati per trovare la strada migliore. Se rispettati, questi protocolli possono essere anche una barriera. Ma se il virus è veloce, francamente non credo possano fare abbastanza”.

Quali timori sente, quali progetti?

“Siamo in una fase di stallo, e il timore che questa possa protrarsi oltre c’è. Credo però che con sacrificio, spirito d’adattamento e fantasia si possa arrivare a delle novità importanti. Di certo servirà reinventarsi e rinnovarsi, in ogni settore”.

Quali pensieri vorrebbe condividere con i suoi colleghi del settore?

“Ogni realtà del mio settore è un po’ a sé. Di certo nel mio ambito particolare attenzione verrà data ai macchinari multifunzione, e si andrà ad incrementare i servizi e la gestione dei software piuttosto che gli hardware. In genere, servirà adeguarsi alle direzioni che prenderà l’andamento delle cose”.

Sentiamo dire “Ce la faremo”. Lei concluderebbe con un punto esclamativo o con quello interrogativo?

“Sono sempre stato un ottimista, quindi mi verrebbe da dire con quattro-cinque punti esclamativi. Ma, se devo essere concreto, l’interrogativo è grande quanto una casa”.

La sua speranza più luminosa per questa seconda parte del 2020?

“Che non vi sia una ricaduta. Sarebbe un salto indietro dal quale rialzarsi sarebbe difficilissimo”.

 

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