Ghilardi: “Questo è il momento di fare squadra, servirà spirito di adattamento”

Antonio Ghilardi, dal 2002 titolare con la moglie del ristorante Papillon srl a Torre Boldone, traccia il momento difficile che ha messo in ginocchio la bergamasca e le sue imprese.

cinquantasei anni, chef Ghilardi si è mai tirato indietro. purtroppo, anche per il suo ristorante, il momento è duro. ecco cosa ci ha detto.

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? sì/no? cosa suggerirebbe?

“ritengo adeguate le misure di contenimento, questo per quanto riguarda la riapertura del nostro ristorante, ma suggerirei di applicare una autocertificazione da parte dei clienti per il controllo della temperatura che viene ad essere delegato a noi che, sinceramente, non facciamo i medici”.

Come vede il suo futuro?

“in questi mesi la pandemia del covid 19 ha portato il nostro pensiero rivolto al futuro ad una valutazione del tempo molto prossimo, ravvicinato quasi giornaliero”.

Quali timori, quali progetti?

“la paura nel non sapere cosa accadra’ e cosa avverra’ nel prossimo futuro ci porta ad aggrapparci a delle “certezze ” molto basiche e vicine a noi.

lascio ad altri i pensieri esistenziali e filosofici ma focalizzandomi sul nostro attuale presente professionale vorrei concentrare, ancor maggiormente di quanto si sia sempre fatto, sul corretto rapporto tra proposta e aspettativa, qualita’ e prezzo, ristoratore e cliente.

l’equilibrio di questi fattori uniti alla grande passione e amore per questa professione, seconda la mia personale opinione, sono le chiavi per guardare avanti e trovare le differenze fra professionalita’ e improvvisazione”.

Cosa direbbe ai colleghi del settore?

“vorrei rispondere con una battuta del tipo ” gia’ ho problemi sul cosa devremmo far noi immaginiamo di dire ad altri cosa dovrebbero fare” ma una cosa mi sento di proporre: trovare un senso di unita’ e non pensare che ognuno debba cavarsela da solo. questo e’ il momento di fare squadra”.

La critica più forte che si sente di fare?

“non mi piace criticare soprattutto senza avere interlocutori. credo non sia stato assolutamente facile affrontare questa straordinaria situazione e avere le idee chiare su come risolvere un problema mai verificatosi in precedenza, detto questo una migliore, più chiara, semplice e sincera comunicazione da parte delle istituzioni verso i cittadini avrebbe aiutato a superare le numerose incertezze con le quali abbiamo vissuto e stiamo vivendo questo periodo”.

La speranza più luminosa?

“credo che a seguito di questa pandemia, dove le piu’ potenti nazioni al mondo hanno dovuto bloccare le poroprie popolazioni costringendole all’isolamento per mesi, e piu’ in generale dopo ogni grande catastrofe, il desiderio piu’ sentito sia sicuramente quello di lasciarsi il dolore e le sofferenze alle spalle. ritornare come prima sara’ impossibile ma la speranza che sia l’occasione per migliorarsi io la porto con me.

per quanto riguarda l’attivita’ servira’ un grande spirito di adattamento, molti sacrifici e tanta energia per rimanere a galla, ma ho fiducia e speranza nel futuro, nel lavoro che amo, con la passione e la curiosita’ che voglio condividere con gli altri. questo e’ il mio domani”.

Vista la situazione, il calcio, anche con le partite a porte chiuse, deve riprendere o no?

“si’, io amo il calcio e spero di rivederlo presto”.

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