Giuseppe Frigeri: “Sosteniamoci per scongiurare una strage di posti di lavoro”

La ripartenza, cosa si sente di dirci su questa fase molto attesa?

“È una fase molto complicata. Purtroppo due mesi e mezzo di fermo hanno messo in una situazione molto critica la nostra attività commerciale. Non siamo in grado di prevedere né di sapere quanto sarà forte la ripresa”.

Ritiene che i protocolli previsti per la ripartenza in sicurezza siano funzionali? Cosa suggerirebbe?

“I protocolli sono funzionali. Forse visto l’andamento della pandemia dopo i primi giorni della ripartenza sono perfino eccessivi. Probabilmente andrebbe fatto il punto della situazione con medici e scienziati per capire se questi strumenti messi in atto, che complicano molto la vita a chi esercita un’attività commerciale, siano veramente necessari al livello a cui attualmente vengono praticate in questa fase”.

Quali timori sente? Quali progetti?

“Dal punto di vista della salute la sensazione è che si siano prese le misure con la pandemia sia per quanto riguarda le cure sia per il grado di infezione. I problemi più grossi secondo me adesso sono sul piano economico, sul quale mi pare non ci sia ancora chiarezza da parte di chi governa. Manca la liquidità per sostenere le aziende relativamente al fatturato che è mancato in questi mesi. Le scelte prese sono molto approssimative, i tempi sono lunghissimi e fuori da quelli che servirebbero per sostenere l’economia in questo momento. Nell’immediato devo verificare in che modo poter rinnovare l’attività per adeguarla a questa nuova situazione”.

Quali pensieri vorrebbe condividere con i suoi colleghi del settore?

“La crisi ha coinvolto tutti. Se non siamo in grado di sostenerci gli uni con gli altri, come mi pare di capire in questo momento, è facile che alla fine di questo percorso ci sia una strage di posti di lavoro che ci metterà in grossa difficoltà”.

Sentiamo dire “ce la faremo”. Lei concluderebbe la frase con un punto interrogativo o esclamativo?

“L’ottimismo della volontà ci deve sempre guidare. Però un punto interrogativo ce lo metterei davvero. In questo momento sono più i dubbi che le certezze”.

La sua speranza più luminosa per questa seconda parte del 2020?

“Spero che la gente abbia imparato a spendere i soldi per le cose che sono davvero importanti. Nel mio settore sarebbe riportare l’acquisto su prodotti italiani e su prodotti di qualità, a differenza di tanta merce di scarsa qualità che è stata venduta negli ultimi tempi”.

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