Emanuele Zocco: “E’ arrivata l’ora di riaprire tutto”

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Cosa suggerirebbe?

“Parlare di misure adeguate non spetta a me, non sono un virologo. Bisogna considerare il fatto che qualsiasi forma di contenimento più o meno efficace, a nulla serve se poi le persone le interpretano a loro modo. O, meglio ancora, non le prendono in considerazione come vediamo nei tg e nelle news… molte volte la stupidità supera anche la paura della morte. Il mio consiglio a questo punto sarebbe stato (ma bisognava farlo prima) considerare la variante che qualsiasi forma di contenimento sarebbe stata inutile. Tutta la potenza di fuoco promessa dal Governo e mai arrivata poteva essere indirizzata diversamente. Il vero problema era ed è che mancano ospedali, posti letto, strutture, macchinari e personale formato o specializzato. Così fosse stato, con molti investimenti in meno (ma investimenti reali) avremmo evitato la profonda crisi economica che attanaglia il nostro Paese, adesso e per il prossimo futuro.  Ad oggi il mio suggerimento sarebbe di riaprire tutto e di lasciare le persone responsabili di sé stesse e della loro salute. Ricordiamoci che il primo garante della mia salute devo essere io e se non lo sono non può esserlo nessun altro (vedere i fumatori o gli stunt-man… categorie diverse ma il sunto è lo stesso), ad ogni azione segue una reazione e una conseguenza. Ormai gli ospedali si sono svuotati, le attrezzature bastano ed il tasso di mortalità non e mai stato un problema, dato che ad essere alta era ed è la percentuale di contagio”.

Come vede il suo futuro?

“Ad oggi vedere il futuro è ancora più difficile di prima, non è di facile interpretazione. Anche se tutti dicono che il virus ci cambierà o che ci ha già cambiato, sono sicuro che ritorneremo quelli di prima. Il processo di digitalizzazione e globalizzazione era già cominciato anni prima del virus, che ha solo velocizzato quello che era veloce di suo, negli ultimi 15-20 anni abbiamo fatto diversi salti generazionali. Fatta questa premessa, il futuro lo vedo roseo, questo perché le crisi come tutti sanno si possono subire o gestire, preparandosi ad essere versatili, formati e pronti alla ripartenza”.

Quali timori, quali progetti?

“I miei non sono timori, sono evidenze che verranno alla luce non appena cominceranno a fare la conta non solo dei morti di Covid ma di quelli per la crisi economica. Molte aziende chiuderanno, molti dipendenti si ritroveranno senza lavoro, lo Stato non avrà le entrate necessarie a garantire i servizi (e qui mi fermo). La versatilità oggi in un’azienda è diventata una variante essenziale, fare progetti a lungo termine un’utopia. L’unico progetto reale e possibile è quello di studiare ed informarsi il più possibile per ripartire, cercare di capire come e cosa verrà. Per adesso mi limito a riprogettare la partenza post coronavirus cercando di avere meno danni possibile e con tutti i miei collaboratori, sarebbe già un buon risultato. Poi si sa, con una grande squadra si ottengono grandi risultati, no?”.

Cosa direbbe ai suoi colleghi di settore?

“Di non mollare, sento tutti i giorni di imprenditori che si suicidano, che non ce la fanno, ma bisogna ricordarsi che siamo noi il motore dell’Italia, bisogna ricordarsi che lo facciamo per noi e per le nostre famiglie, per i figli, e quindi la posta in gioco è troppo alta per mollare quel sogno che ci ha portato qui.

Quando ho aperto la mia azienda ero solo e non avevo nulla tranne la mia famiglia e tanta voglia di lavorare (certo, magari qualche anno in meno ma anche tanta esperienza in meno). Bene, se vi o ci dovesse ricapitare, rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo perché siamo e saremo sempre forti dentro e sicuramente non ci mancano le capacità per far vedere chi siamo. D’altro canto ricordiamo che noi italiani siamo sempre stati bravi a reinventarci”.

La critica più forte che si sente di fare?

“A chi? Allo Stato? Alla società? Ai politici? Alle aziende? Ai dipendenti?

Questa la faccio a tutti, me compreso: non lasciare che il finto perbenismo ci uccida perché siamo già sulla buona strada”.

La speranza più luminosa?

“Si dice che non c’è peggior tirannia di quella mascherata da democrazia. La mia speranza è di avere prima o dopo (possibilmente prima) una vera democrazia, una vera repubblica, un vero governo”.

Cosa pensa della ripartenza del Calcio?

“Per quello che mi riguarda deve andare pari passo a tutte le altre attività, siano sportive similari o no. Con tutto il suo indotto, ho sempre visto il Calcio come un’enorme azienda al pari di altre. Poi il mio pensiero l’ho espresso prima, ovvero riapriamo e ripartiamo. Un’azienda sana è come un orologio, funziona bene se gira bene”.

 

Exit mobile version