Chergia: “Aziende come la mia vanno aiutate ad uscire da questa brutta situazione”

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Cosa suggerirebbe?
Dopo una prima fase abbastanza caotica, in cui neanche il governo sapeva come muoversi lasciando le strutture sanitarie in balia degli eventi,  attualmente penso che la situazione sia abbastanza sotto controllo. Sono favorevole ad un allentamento delle misure di restrizione per far ripartire l’economia dando a tutti i settori merceologici un protocollo sanitario da attuare, in modo da preservare la salute dei dipendenti e dei clienti che si dovranno poter recare negli esercizi commerciali in totale tranquillità. Per il nostro settore, l’automobile, i protocolli esistono già e tutte le concessionarie in Italia hanno assolto gli obblighi previsti per poter ripartire in totale sicurezza. Sanifichiamo le vetture prima dell’intervento in officina e di nuovo prima della riconsegna al cliente, sanifichiamo i locali due volte al giorno, tutti i collaboratori sono dotati dei DPI (mascherine, igienizzante, tute protettive, occhiali e visiere) abbiamo installato delle protezioni in plexiglass in tutte le postazioni in cui c’è l’interazione con il pubblico o con i colleghi, abbiamo installato tutte le segnaletiche previste per informare sia i clienti che i nostri collaboratori sulle procedure e i comportamenti da tenere all’interno degli impianti e forniamo mascherine, guanti e igienizzante per le mani a tutti i clienti che entrano nelle nostre strutture. Tutto questo, giustissimo e indispensabile per la tutela della salute, ha però dei costi abbastanza elevati e non tutte le attività possono affrontare i costi per riaprire in tutta sicurezza. Attualmente come aiuto alle imprese lo Stato ha previsto esclusivamente un credito di imposta del 50% per i costi relativi alla sanificazione e all’acquisto dei DPI.  Spero che il Governo intervenga in maniera più importante su questo aspetto, aiutando con dei contributi a fondo perduto le imprese che in questo momento hanno delle grossissime difficoltà di liquidità, non potendo di certo affrontare un aggravio di costi per mettersi in regola per poter riaprire”.

Come vede il suo futuro?
“Io sono un ottimista di natura e spero che questo periodo tra sei mesi sia solo un brutto ricordo ma è chiaro che la transizione sarà molto dura. Il governo e la commissione Europea, devono  mettere in campo un piano straordinario per poter sfruttare questa crisi in maniera  propositiva, allentando i vincoli di bilancio e creando stimoli alla domanda per poter recuperare quello che l’economia ha perso in questi mesi di lokdown. Solo con dei piani di supporto sostanziosi riguardo a liquidità e riduzione della tassazione e del costo del lavoro  si può creare uno shock tale da sperare di poter tornare a dei livelli pre Covid-19 in tempi rapidi”.

Quali timori, quali progetti?
Il timore è che non si intervenga in tempi brevissimi sui fondamentali economici di supporto alle imprese e ai lavoratori. La burocrazia e le risposte tardive possono affossare l’economia di questo Paese per un periodo molto lungo, spero in un’inversione di tendenza per non far sparire una marea di piccole e medie aziende italiane che, come sappiamo, rappresentano la quasi totalità degli operatori economici italiani. Più che progetti veri e propri per il futuro ho più che altro speranze, in questo momento non ho la percezione di quale sarà il mercato automobilistico nei prossimi mesi e la mia azienda dovrà navigare a vista per affrontare questo periodo sicuramente difficile e farsi trovare pronta per cogliere qualsiasi nuova opportunità che una ripartenza dell’economia potrebbe generare”.

Cosa direbbe ai colleghi del settore?
“Niente in particolare, siamo tutti nella stessa barca, l’unica speranza per il nostro specifico settore potrebbe essere un programma di incentivi alla rottamazione del parco auto italiano che è tra i più vecchi in Europa. Le associazioni dei Costruttori e dei Concessionari hanno già fatto richieste specifiche la Governo, tra l’altro un piano di incentivazione si ripagherebbe nel giro di 18 mesi con l’aumento del gettito IVA, i bolli, le assicurazioni, i finanziamenti, le pratiche automobilistiche  e tutto quello che ruota attorno all’ acquisto di un autoveicolo. Un altro stimolo molto importante sarebbe la defiscalizzazione delle auto aziendali, come avviene in molti altri paesi europei dove è possibile scaricare i veicoli aziendali, così come qualsiasi altro bene strumentale, al 100 %”.

La critica più forte che si sente di fare?
L’inadeguatezza di certe figure istituzionali e la tempistica assolutamente sbagliata per dare risposte celeri e efficaci alle imprese e ai lavoratori. Le somme di cui si sente parlare i televisione, non sono, se non in minima parte arrivate alle imprese in difficoltà, idem per la cassa integrazione ai lavoratori. Se la liquidità non è subito disponibile ,molte aziende rischiano di non riaprire più . Molte delle persone che devono decidere sul futuro del mercato economico Italiano, purtroppo non hanno la benché minima idea di cosa sia fare impresa in Italia, non si rendono conto che un mese in più o in meno vuol dire poter riaprire o dover chiudere definitivamente le attività”.

La speranza più luminosa?
Che da questa esperienza l’Italia possa imparare veramente qualche cosa, che sfrutti tutto quello che l’Europa possa concedere per poter svecchiare la macchina burocratica, snellire processi e procedimenti per far ripartire in maniera celere l’economia e trovare gli stimoli per attuare dei cambiamenti epocali che ci possano portare finalmente al livello degli altri stati europei economicamente e socialmente più evoluti”.

Alla luce della situazione attuale, ritiene che il calcio debba ripartire con la massima sicurezza o no?
“Vedo il calcio come un business ed è un importante settore economico della nostra economia. Quindi sono assolutamente favorevole alla ripartenza del campionato, chiaramente nel rispetto di tutte le procedure sanitarie a tutela degli atleti”.

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