Domenico Parisi: “Investiamo sul canale e-commerce ma senza la ripartenza dei punti vendita sarà dura”

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate?

“Non sono contento del Decreto perché le restrizioni imposte non hanno tenuto conto delle differenze regionali in termini di contagio. In Sicilia la situazione è stata sempre sotto controllo. Soprattutto è mancata la chiarezza, siamo stati costretti ad interpretare. Noi abbiamo sei punti vendita sul territorio e sinceramente non abbiamo capito perché non ci abbiano fatto riaprire prima, avendo la possibilità di rispettare tutte le disposizioni in materia di sicurezza e distanziamento sociale. Non c’è nulla di diverso da un supermercato o una farmacia”.

Come vede il suo futuro?

“Abbiamo fatto tanti sacrifici, non ci sono prospettive rosee. Il rischio è che siamo costretti a tornare al passato, con un unico punto vendita a conduzione familiare per ridurre i costi. La Sicilia già ha passato una crisi dal 2008, noi grazie agli investimenti sul canale e-commerce avevamo visto una luce, ora diventata vitale. Questa pandemia non ci voleva proprio, dobbiamo sopravvivere”.

Quali timori? Quali progetti?

“Il timore è di essere soli a combattere, ci sentiamo abbandonati. Il primo progetto ovviamente è riaprire subito, stiamo ricontrattando gli affitti di locazione, cercheremo di far rientrare gradualmente il personale dalla cassa integrazione in base ai flussi di vendita che arriveranno, continuiamo a pagare tasse, bollette, fornitori. Il progetto su cui puntiamo è il Web, l’80% delle nostre vendite passerà per i-marketplace, quindi forte spinta su digitale, social compresi. Ovviamente con l’integrazione del canale fisico del punto vendita altrimenti il modello non regge”.

Cosa direbbe ai suoi colleghi del settore?

“Di essere consapevoli dell’impatto economico e sociale che passa attraverso di noi; se non fatturiamo non possiamo pagare gli affitti, i fornitori, i dipendenti, il rischio è che i piccoli spariscano per sempre e rimangano solo i grandi brand. Direi di investire sull’on-line seminando e non aspettandosi risultati immediati ma a medio-lungo termine come abbiamo fatto noi, da autodidatti del digitale stiamo pian piano imparando. Con il Web non diventeremo nuovi Bezos, ma almeno rimaniamo sul mercato”.

La critica più forte che si sente di fare?

“A caldo mi verrebbe da dire che siamo privati di alcune libertà fondamentali, di certo questo proliferare di task-forces e super esperti non mi pare stia producendo azioni risolutive, si brancola nel buio, non ci sono idee chiare. E’ il fallimento della politica, vedo tanti superficialità e troppa burocrazia. Non ho visto i 600 euro, i miei dipendenti non hanno preso una lira di cassa integrazione, ma di cosa parliamo…”.

La speranza più luminosa?

“Spero che tutto finisca, spero nell’anno in corso. Rimanere sulla piazza e continuare a fare l’imprenditore senza essere costretto a fare debiti”

Pensa che il calcio debba ripartire?

“Malgrado la mia passione calcistica, per me esiste solo l’AS Roma che quando potevo seguivo sempre con mia moglie andando in trasferta. Penso sia meglio mettere il punto al campionato di Calcio, non ho nulla contro i calciatori ma le priorità in questo momento sono altre. Comunque sempre Forza Roma…”.

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