Domenico Ruggiero: “Impariamo a convivere col virus, basta errori. Servono regole chiare”

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Sì/No? Cosa suggerirebbe?

“Ritengo non siano state adeguate dall’inizio, bisognava mettere in campo una organizzazione molto migliore. Allo scoppio dell’epidemia erano stati chiusi i voli dalla Cina e tutti sapevano, non sono stati seguiti i consigli della Farnesina, i vari governatori del Nord chiedevano misure più restrittive che il governo non ha ritenuto invece necessarie. Un grave errore”.

Come vede il suo futuro?

“La categoria dei parrucchieri-estetisti è tra le più danneggiate, anche l’apertura paventata per il 1 giugno in realtà resta in forse perché se saliranno i contagi sicuramente slitterà più avanti. Il settore è allo sfinimento, tantissimi non hanno nemmeno ricevuto i 600 euro invece dobbiamo prepararci a sostenere costi delle sanificazioni da 150 o 120 euro a seconda delle aziende. Ci chiedono tutta una serie di misure ed attrezzature aggiuntive per mettere in sicurezza l’attività a spese nostre quando invece non ci sono entrate e le spese sono immutate: mutuo, telefono, affitto dei locali. Sinceramente ci sentiamo presi in giro, lo Stato non sta pensando a tenere in vita le aziende, ma se muoiono quelle, piccole o grandi, muore tutto. Chi ci governa non ha le idee chiare, forse perché non viene dal mondo del lavoro. Dare un sostegno da 600 euro alle imprese perché non muoiano è una presa in giro. Guardando a lungo respiro è facile prevedere come l’80% delle imprese non riusciranno a superare la fine dell’anno, travolte dal vortice dei debiti. Temo che pagheremo tutti molto cara questa inesperienza”.

Quali timori, quali progetti?

“L’incertezza è troppo grande, non sappiamo nemmeno se il primo giugno potremo fare entrare un cliente o due alla volta. E per noi è una informazione vitale. Il Governo dovrebbe chiamare le associazioni di categoria, mettersi al tavolo ed organizzare al meglio il settore con regole chiare”.

Cosa direbbe ai suoi colleghi parrucchieri?

“Tenete duro. Organizzatevi al meglio per superare il momento peggiore. Loro lo sanno, nella maggior parte dei casi si tratta di salvare il lavoro di una vita”.

La critica più forte che si sente di fare?

“Il fatto che i miei dipendenti non abbiano ancora ricevuto la cassa integrazione è una vergogna. Io ne ho tre, come si fa a metterli per strada?’.

La sua speranza?

“Che tutti capiscano come sia indispensabile imparare al più presto a convivere con questo virus. Spero tanto che non ci sia una nuova impennata nei contagi ma temo che con le attività riaperte sarà inevitabile. Se arrivasse una nuova chiusura in autunno a causa del rialzo dei contagi davvero non saprei come comportarmi. Qui si tratta di scegliere tra morire a causa del virus oppure morire di fame, il governo deve darci la possibilità di vivere e lavorare, produrre e consumare nel massimo rispetto delle più rigide misure di sicurezza, accettando che qualcuno perda la vita. Capisco che è un discorso terribile ma l’alternativa è la fame. In guerra purtroppo si muore e bisogna cominciare a ragionare in questo modo, almeno fino a quando non ci sarà un vaccino”.

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