Sono cinquemila le imprese della moda in Umbria che sono alla ricerca di certezze”.

Un fatturato azzerato, una prospettiva fosca: ecco il comparto della moda in Umbria, ma non solo, che può contare su circa cinquemila aziende, che guardano al proprio futuro con molta preoccupazione.
“Per noi è vitale poter ripartire, appena le evidenze scientifiche lo consentiranno, ma non vogliamo farlo ad ogni costo”, specifica il presidente di Federmoda Umbria Confcommercio Carlo Petrini, che su questo tema oggi è intervenuto in seno alla Giunta nazionale della Federazione di categoria, di cui fa parte l’imprenditore spoletino.
“Intanto”, aggiunge Petrini, “è fondamentale che i dati di diffusione del contagio, che in Umbria sembrano migliori che altrove, consentano la riapertura in condizioni di sicurezza, in modo che i nostri clienti possano accedere tranquillamente ai nostri negozi, che si impegnano naturalmente a garantire tutti i dispositivi di prevenzione previsti per tutelare la salute collettiva. Proprio per prepararci adeguatamente, dobbiamo conoscere con un congruo anticipo tempi e modalità: non ci possono dire due giorni prima, come accaduto ad esempio ai negozi di abbigliamento per bambini nei giorni di Pasqua. Dobbiamo riorganizzare su altre basi la nostra attività, effettuare la sanificazione dei locali secondo modalità non ancora chiare. La stabilità finanziaria delle nostre aziende è fragile quando non a serio rischio: non possiamo permetterci di sbagliare”.
A fronte del crollo drammatico di consumi e fatturato, Carlo Petrini continua a chiedere liquidità immediata senza burocrazia e contributi a fondo perduto per le imprese in difficoltà. Ma il presidente di Federmoda coglie anche l’occasione per una riflessione più ampia sul futuro del settore. Così parte proprio dall’Umbria la proposta di rivedere le normative di saldi e vendite promozionali, che Petrini ha sottoposto alla Giunta nazionale Federmoda Confcommercio.
“Non è pensabile immaginare saldi di fine stagione prima del 1° agosto – spiega Petrini – ed è irragionevole parlare di vendite promozionali quando abbiamo le nostre collezioni intatte nei nostri negozi chiusi. Questa drammatica emergenza”, aggiunge, “può darci l’occasione per riordinare il nostro comparto e ripensare anche i tempi della moda, in modo che si adattino a modelli di consumo prevedibilmente più lenti e responsabili. Condivido pienamente le riflessioni di Giorgio Armani sulla necessità di recuperare una dimensione più umana anche in questo mondo, che abitualmente corre a una velocità vertiginosa. Bisogna fare in modo che i tempi delle collezioni siano più allineati con le esigenze stagionali dei clienti. Noi auspichiamo che questa riflessione sia condivisa da tutta la filiera della moda, in modo da vederne gli effetti in tempi brevi, già a partire dallo spostamento dei tempi di consegna delle collezioni Autunno/Inverno 2020/21 e degli ordini della Primavera/Estate 2021”.

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