Moda made in Italy, le proposte per rispondere alla crisi dovuta all’emergenza sanitaria

made in italy

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Nonostante sia la seconda industria del Paese, il settore moda, e così la Camera nazionale della moda italiana, non è stata inserito tra i settori maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria e non è stato dunque inserito all’interno del decreto “Cura Italia”.

Secondo le parole del Presidente della Camera nazionale della moda italiana, Carlo Capasa, l’industria della moda italiana a causa della crisi economica in corso affronterà una serie di conseguenze inattese e inevitabili nel breve periodo che impatteranno sull’equilibrio finanziario

La Camera della moda chiede dunque l’inclusione del settore moda tra quelli maggiormente colpiti dal diffondersi del virus, al pari del turismo e trasporti. Si chiede il taglio degli oneri fiscali e sociali delle imprese maggiormente coinvolte; una riduzione delle ore lavorative per tutti i dipendenti a tempo indeterminato e determinato; un provvedimento di finanziamento di cassa integrazione speciale per i casi di crisi aziendale più gravi e una auto-riduzione temporanea degli importi dei contrati di affitto per un massimo del 50%. Infatti vi sono imprese che pagano affitti onerosi trovandosi in pregiate vie cittadine. La Camera chiede inoltre il ripotenziamento dell’Ace e l’introduzione di misure che spingano la Pubblica Amministrazione ad accelerare i pagamenti alle imprese. Vanno anche previsti incentivi fiscali per chi porti produzioni in Italia, favorendo il made in Italy; la deducibilità doppia degli investimenti in digital marketing e aiuti diretti alle piccole medie imprese, anche artigiane.

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