Umbria: coronavirus, perdite da un miliardo di euro

L’Umbria rischia di perdere un miliardo di euro a causa del coronavirus. Tra settori che ne risentono in maniera perentoria e altri che invece non ne risentono o ne risentono poco. Aur ha immaginato una differenziazione in quattro gruppi per calcolare esattamente quali saranno le perdite per la regione, anche se molto dipenderà dal prolungarsi o meno dell’emergenza sanitaria in corso.

I settori a impatto molto negativo sono praticamente tutti quelli del terziario, dal commercio al turismo, dai trasporti alla logistica. Annullamento di eventi e attività sportive si sta ripercuotendo parecchio pure su cultura e intrattenimento. Colpite anche alcune branche del manifatturiero, in prima battuta automotive, meccanica, elettronica e tessile-abbigliamento.

La seconda categoria comprende i settori a impatto negativo. E qui abbiamo la ristorazione, che soffre calo della domanda e deperibilità delle produzioni, ma anche delle difficoltà di reperire manodopera per la raccolta stagionale. Abbiamo l’industria alimentare, che risente del calo dell’export. Ancora: metallurgica, fabbisogno energetico, costruzioni e attività immobiliari, servizi professionali e tecnici, intermediazione creditizia.

Analizziamo poi i settori a impatto non rilevante: pubblica amministrazione, utilities (fatta eccezione per la fornitura di energia), servizi collegati alle attività amministrative, che possono sfruttare lo smart working. Su alcuni settori l’emergenza avrà addirittura un impatto positivo. Quello medico-sanitario-assistenziale, che accrescono l’organico per rispondere alla forte domanda. Lo smart working e la crescita nel consumo di prodotti culturali fruibili virtualmente, che genera un aumento dell’utilizzo dei servizi online, con ricadute ottime su tutto il settore di informazione e comunicazione.

Restiamo però in perdita perché i settori a maggior rischio di calo garantiscono più del 70 per cento dei redditi. Si va insomma verso una recessione, questo è poco ma sicuro. Nel breve periodo, in Umbria la contrazione rischia di provocare un calo che va dal -2,8 per cento al -12,2 per cento, a seconda che si preda in esame lo scenario meno e più grave. Il decremento va dai 280 ai 1.230 milioni di euro. Tanto. E consideriamo anche che la ripresa, quando finirà lo stato di emergenza, non sarà immediato e non sarà uguale per tutti i settori.

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