Perugia: presentato l’VIII Rapporto sull’impegno sociale delle aziende

Il fenomeno della responsabilità sociale delle imprese continua a crescere. A testimoniarlo i dati dell’VIII Rapporto CSR in Italia presentati dall’Osservatorio Socialis all’Università degli Studi di Perugia.

Tra le principali motivazioni di investimento delle aziende italiane (con una spesa di circa 1 miliardo e mezzo di euro solo negli ultimi 12 mesi) rientrano la volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile (35%), la responsabilità verso le generazioni future (32%), migliorare i rapporti con le comunità locali (29%), l’innovazione di prodotti e servizi (20%) e l’ingresso nella filiera di fornitori CSR oriented (19%).

I dati sono stati illustrati dal Direttore dell’Osservatorio Socialis, Roberto Orsi, nel corso del “IV Workshop sulla Corporate Responsibility”, a cura della Prof.ssa Cecilia Chirieleison del Dipartimento di Scienze Politiche. Al dibattito hanno partecipato inoltre l’Ing. Marco Giordano, VP Sourcing & Supply Management di Elettronica S.p.a., e il Prof. Carlo Odoardi, Direttore del Dipartimento Strategic HR Management di Umbragroup S.p.a.

“L’interesse verso la responsabilità sociale delle imprese caratterizza molte delle imprese umbre – ha ricordato la Prof.ssa Chirieleison – e l’Ateneo può svolgere un ruolo attivo nel diffondere una cultura attenta alla corporate citizenship, sia attraverso la ricerca, sia attraverso la didattica, come avviene da anni all’interno dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione”.

Delle 400 aziende campione dell’VIII Rapporto CSR dell’Osservatorio Socialis, l’85% dichiara di impegnarsi in CSR (era il 42% nel 2001) e tra queste il 52% lo farebbe con maggiore costanza se avesse un marchio ad attestarlo, come pure l’emanazione di una norma che dia la possibilità di ottenere detrazioni fiscali sarebbe un incentivo alla stabilizzazione degli investimenti – auspicata dal 50% del campione. “È evidente che siamo di fronte ad un cambio di paradigma e di una nuova prospettiva – ha spiegato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis – La responsabilità sociale conviene, e si potrà affermare ulteriormente utilizzando nuovi strumenti di misurazione e nuovi indicatori di responsabilità e sostenibilità più al passo con i tempi. In questo modo le imprese potranno far mettere radici ai comportamenti virtuosi attraverso un percorso definito per integrarli con l’organizzazione aziendale, le aspettative dei consumatori e la filiera produttiva”.

Tra i criteri adottati nella scelta di sostegno al sociale dichiarati dalle aziende impegnate in CSR, rientrano la possibilità di coinvolgere nell’iniziativa i dipendenti (54%), la serietà/affidabilità del partner non profit (53%), il legame con lo sviluppo del territorio (45%), la possibilità di misurare i risultati dell’iniziativa e valutarne l’impatto (43%). Un altro vantaggio riconosciuto alla CSR è sul fronte del mercato: oltre il 50% delle imprese che ha investito in CSR ha rilevato un miglioramento del posizionamento, della reputazione ed anche un aumento della notorietà; in quasi 4 casi su 10 si è riscontrato un aumento della fidelizzazione dei clienti. Il 49% delle imprese riconosce l’efficacia della CSR nell’agevolare i rapporti con le comunità locali e, in seconda battuta, con le pubbliche amministrazioni. Aumentano, pure solo in linea tendenziale, anche le ricadute positive sul clima interno all’azienda: il 44% registra un miglioramento del clima ed un maggior coinvolgimento del personale. La misura dell’impegno Dopo aver presentato i dati dell’VIII Rapporto sulla CSR in Italia, sono state illustrate le 6 macroaree del CSR – Check for Sustainability Ranking ©, la certificazione di responsabilità sociale che sarà a breve rilasciata dall’Osservatorio Socialis e che definisce i livelli di qualità, di condivisione e di comunicazione della CSR raggiunti da aziende, università, non profit e istituzioni.

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