In Umbria siamo sempre di meno, più vecchi e si fanno sempre meno bambini. La forza lavoro è destinata dunque a contrarsi ancora prossimamente, mentre è in aumento la popolazione anziana. Questo il riassunto dell’ultima ricerca Aur. La popolazione è calata, confermando la discesa all’1,46% della quota di residenti sul totale dell’Italia.
Al 1° gennaio 2019 erano 882.015 i residenti (più di 2.600 in meno rispetto al 2018), l’1,1% stranieri, vale a dire una quota superiore all’8,7% dell’Italia. Nel 2018, ogni mille abitanti, ci sono stati 6,5 nati vivi e 11,4 decessi. Nell’ultimo decennio, è come se ogni anno in Umbria fossero scomparsi 3 mila abitanti. Le donne straniere non sono più in grado di dare un contributo positivo alla natalità.
Dopo quattro anni di diminuzione ininterrotta, nel 2018 gli stranieri hanno ripreso a crescere (+1.831), controbilanciando in parte il saldo naturale fortemente negativo (-4.286). Gli umbri stanno diventando dunque una popolazione sempre più vecchia. La piramide dell’età mostra un assottigliamento della base (millennials e giovani), al centro raggiunge la larghezza massima, ma anche nella fascia dei più anziani è piuttosto consistente, in particolare per le donne. Gli stranieri sono presenti in buon numero tra i più giovani e gli individui maturi, mentre scarseggiano ancora nel gruppo dei più anziani.
All’inizio del 2019, gli ultra 64enni hanno raggiunto in Umbria il 26,8% (erano il 22,8% nel 2002) contro il 22,8% della quota della media italiana. Per ogni 100 giovani fino ai 14 anni, ci sono 204 anziani con più di 64 anni (nel 2002 erano 186); a livello italiano, l’indice di vecchiaia è passato da 132 a 73 per cento. Il grado di dipendenza degli anziani dalla popolazione attiva, in crescita in Umbria come in Italia, si configura nella regione per una maggiore intensità: nel 2019 vi sono oltre 43 ultra 64enni ogni 100 persone in età lavorativa, a fronte dei 36 dell’Italia (un valore di poco superiore a quello registrato in Umbria nel 2002).