Piccole imprese dell’Umbria: quanto valgono

Piccole di nome, ma non di fatto. In Umbria, infatti, i numeri raccontano di più di 76 mila aziende attive, circa 120 mila addetti, 11,6 miliardi di euro di fatturato e 3,2 miliardi di euro di valore aggiunto. Del resto, questa è una regione che basa quasi tutta la sua economia sulle piccole imprese. I dati sono contenuti nell’indagine ‘Il valore della piccola impresa in Umbria’, che Cna, Confartigianato e Confcommercio dell’Umbria hanno commissionato al centro studi Sintesi e che oggi è stato presentato nel salone d’onore di Palazzo Donini, alla presenza anche del numero uno della Regione, Catiuscia Marini.

Alberto Cestari, ricercatore di Sintesi, ha sintetizzato: “L’indagine ha riguardato tre segmenti di impresa: la micro, con meno di 10 addetti; la piccola, con meno di 50; quella medio – grande, dai 50 in più. Mettendole a confronto anche con quanto avviene in Toscana e nelle Marche. Per ognuno di questi segmenti d’impresa, è stato calcolato il ‘peso’ in termini di fatturato, occupazione e valore aggiunto e approfondita la rilevanza dei vari settori (artigianato, servizi, commercio, turismo) e i principali ostacoli nel fare impresa, a partire dall’accesso al credito”.

In Umbria, le piccole imprese rappresentano oltre il 95% delle attive in regione, garantiscono occupazione a 119.421 persone, pari al 52% degli addetti del settore privato. Come fatturato, si fermano al 36,2% del totale regionale. “Nel complesso, le imprese più piccole producono 3,2 miliardi di euro di valore aggiunto”.

Renato Cesca, presidente di Cna, aggiunge: “Abbiamo 49 mila occupati nelle imprese con meno di 50 addetti e 61 mila in quelle più grandi. Si tratta di mettere a sistema strumenti per imprese più piccole e altri per imprese più grandi”. E ancora: “Le imprese umbre sono specializzate nel made in Italy, che va reinventato coniugando manifatturiero, turismo e cultura”. Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio, è entrato nel dibattito: “Credito, formazione e aggiornamento continuo delle competenze, innovazione tecnologica e digitale, internazionalizzazione: su queste priorità si gioca il futuro delle piccole imprese umbre e di gran parte dell’economia regionale. Per superare i problemi di accesso al credito, bisogna avviare una nuova filiera della garanzia che poggi da un lato sull’adozione della lettera R della legge Bassanini, che assegna al sistema dei confidi un ruolo importante nell’accesso al Fondo centrale di garanzia per le piccole imprese e, dall’altro, sull’integrazione tra strumenti di garanzia pubblici e privati”.

Per la formazione professionale, “si deve partire dall’analisi dei fabbisogni delle imprese, che faticano a trovare sul mercato del lavoro profili professionali adeguati, utilizzando strumenti come i corsi Ifts, implementando con risorse pubbliche i fondi che i nostri Enti Bilaterali, affiancandosi a fondi interprofessionali, mettono a disposizione per i loro programmi formativi”. Infine, tutte le imprese devono investire in tecnologia: “Ma la digitalizzazione delle micro imprese ha connotati e forme diverse rispetto all’iper-ammortamento previsto da impresa 4.0. Sono perciò necessari strumenti differenti per le imprese più piccole – contributi in conto capitale, voucher per l’innovazione – e soprattutto occorre valorizzare il ruolo dei Digital Innovation Hub (DIH), costituiti da tutte le associazioni di categoria”.

“Anche la micro e piccola impresa vanno sostenute nei processi d’internazionalizzazione: le imprese manifatturiere per partecipare a fiere internazionali e nazionali; le imprese del turismo sui progetti di promozione integrata a livello internazionale del nostro territorio e delle sue eccellenze”. Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Imprese Umbria, chiosa: “Le imprese sono tanto più competitive se lo è anche l’ambiente in cui operano. Bisogna dunque agire per la semplificazione burocratico amministrativa, le infrastrutture e la tassazione. Sulle infrastrutture non solo si procede a passo di lumaca, ma ampi tratti della E45 sono ancora in stato fatiscente e sulla Quadrilatero rischiano il fallimento decine di imprese locali. E proprio in favore delle infrastrutture, lunedì a Torino, le nostre imprese scenderanno in piazza per far ripartire le grandi opere. A questo scenario ancora cupo si aggiunge una tassazione tra le più alte in Europa e l’Umbria non è da meno.”.

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