Bite e postura, per migliorare la postura e le prestazioni fisiche

Fabiana Muzzi

Fabiana Muzzi

Sembra strano che dall’occlusione dei denti possa derivare problemi alla postura o viceversa. Eppure “c’è una stretta incidenza tra l’una e l’altra, poiché alla testa è legato il collo e quindi la colonna vertebrale” precisa Fabiana Muzzi che, presso lo Studio Associato “Bolognini Cianfanelli Muzzi” di Roma, svolge l’attività di ortodontista e gnatologa. “Quando avvertiamo dolori al collo e alle spalle, cefalee, talvolta siamo in presenza di un problema legato ai denti o all’articolazione temporo-mandibolare”. Sono questi i casi in cui interviene un odontoiatra esperto in gnatologia, al quale, in molti casi, ci si rivolge su suggerimento di un dentista generico oppure di un altro specialista, come ad esempio l’otorino, poiché i sintomi dettati da una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare oltre ad avere relazioni con la postura, possono essere riferiti anche come un fastidio all’orecchio e/o acufeni. E cosa fa lo gnatologo? “Procede ad un’anamnesi, ovvero cerca di capire quando si presentano i sintomi (come il mal di testa ad esempio), in quale parte del corpo si localizzano, quali sono i disturbi che il paziente avverte” spiega la dottoressa Muzzi. “Si procede poi con la visita, per comprendere se l’occlusione dei denti è corretta. Si valutano anche i movimenti della mandibola (cioè come il paziente apre e chiude la bocca oppure come mastica). Si procede poi all’ispezione dei muscoli masticatori, per capire se sono implicati in alcuni tipi di cefalee perché sovraeccitati. E, se necessario, si può anche ricorrere ad esami strumentali di ultima generazione”.

“Nel nostro studio – prosegue – effettuiamo ad esempio il cone beam che è una tac delle articolazioni che consente di avere un quadro molto preciso della bocca del paziente e di eventuali disturbi legati alla mandibola”. Qualora si dovessero riscontrare patologie, lo gnatologo suggerisce di ricorrere ad un bite, un apparecchio mobile trasparente, che viene utilizzato come strumento terapeutico.  “Efficace purchè sia personalizzato” sottolinea Muzzi. “Esistono in commercio anche apparecchi fai da te, tuttavia se si vogliono ottenere risultati, è assolutamente preferibile un bite individuale che verrà realizzato sulle impronte acquisite dalla bocca del paziente. Da completare anche con la visita alla poltrona, poiché non si tratta solo di prendere un’impronta e consegnarlo, ma di regolarlo con una buona equilibratura considerando sia la posizione seduta che sdraiata del paziente ”. Questo perché la mandibola è un osso mobile e dunque il bite va “funzionalizzato” in base alle diverse posizioni che il paziente assume nell’arco della giornata. “A rivolgersi oggi allo gnatologo – aggiunge Muzzi – sono anche gli sportivi poiché una migliore occlusione dentale può aumentare le prestazioni fisiche”. Sportivi o non, l’utilizzo del bite è indicato a soggetti adulti, poiché quando si tratta di bambini si tende a fare un’azione di correzione preventiva, con interventi di ortodonzia classica, che prevengono, visto che il bambino è in crescita, cattive occlusioni in età adulta.

 

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