Aspettando il “cavaliere bianco” alla Covestro di Terni

La fabbrica inanella risultati positivi da molti anni. Però la Bayer non vuole tenere per focalizzarsi sulla farmaceutica, più redditizia. Ed ha iniziato il suo disimpegno. Mettendo così in apprensione lavoratori e sindacati: è la storia attuale della Covestro di Nera Montoro, Umbria, che produce polimeri avanzati e, nello specifico, lastre in policarbonato. È solo di qualche giorno fa la notizia che la Covestro ha ceduto alla Plaskolite, il più grande produttore indipendente di lastre acriliche in Nord America, la propria attività negli Usa. Nel gennaio scorso aveva collocato azioni per 1,8 miliardi di euro presso investitori istituzionali ed attualmente il gruppo tedesco detiene il 14,2% di Covestro. Che la società vada con il vento in poppa lo dimostra anche il fatto che un ulteriore 8,9 percento della partecipazione azionaria è detenuta dal fondo pensione del gruppo chimico tedesco, che non se ne vuole disfare.
Nata nel 2015 dallo spin-off della divisione MaterialScience di Bayer, Covestro ha chiuso l’esercizio 2016 con vendite nette di 11,9 miliardi di euro, margini operativi lordi (Ebitda) pari 2 miliardi di euro un utile netto di 795 milioni di euro. La peculiarità della fabbrica narnese è data dal fatto che quando Bayer intese razionalizzare la propria produzione mise sul piatto la competitività degli stabilimenti. Quella relativa al sito narnese era così elevata che la Bayer trovò più logico chiuderne due in Germania. Ora sindacati e dipendenti sono in attesa del “cavaliere bianco” che rileverà la società chimica.

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