Pil pro capite: Umbria, record storico negativo

Il Pil per abitante umbro continua a scendere e, secondo i nuovi dati Istat, ora ha raggiunto il minimo storico rispetto al nazionale: ora è infatti sotto del 23,9%. E’ il settore datajournalism di mediacom043 ad analizzare le nuove cifre e la situazione resta nera, nerissima, per l’Umbria. È la regione che presenta più ritardi rispetto al periodo precedente alla crisi. Rispetto al 2007, il Pil umbro è sotto del 18,5%, il doppio della media nazionale per abitante (-9,6%).

Tocco il record storico pure lo svantaggio rispetto al Centro-Nord (-26,9%) e alle regioni del Centro (-20,2%). Questi nuovi dati vanno ad aggiungersi a quelli che, nel 2016, hanno decretato come l’Umbria fosse la regione peggiore d’Italia per Pil complessivo: -1,3% (+0,9% la media nazionale, +1% il Centro-Nord, +0,8% il Centro). Nel 2016, poi, anche l’occupazione aveva fatto segnare un -1,5%, peggior dato d’Italia dove l’occupazione è andata aumentando.

La speranza? Nei dati del 2017: anche l’Umbria dovrebbe aver prodotto ricchezza. Ma la forbice con il resto d’Italia, con il Centro-Nord e con il Centro si sarà ulteriormente allargata? Compito non facile è dunque aver fatto meglio degli altri.

Tornando ai dati del 2016, l’Umbria è stata superata dall’Abruzzo nel Pil per abitante (Pil pro capite abruzzese 86,1% di quello medio nazionale, contro l’84% dell’Umbria). In dodici mesi, la nostra regione ha perso 1,7 punti percentuali. Nel 1995, il Pil pro capite umbro era sotto l’1% rispetto alla media nazionale. Nel 2000 siamo arrivati al 2%, nel 2005 al 5,3%, nel 2007 siamo al 4,8%, ma nel 2014 si precipita al 13,5% toccando, dopo una leggera ripresa nel 2015, il 13,9% nel 2016.

Con le regioni del Centro-Nord, la differenza era del 17% 20 anni fa, del 17,4% nel 2000. Oggi ha toccato il 26,9%. Molto il terreno perso pure con le regioni del Centro: nel 2016 20,2%, nel 1995 9,4%, nel 2000 12,3%.

L’Umbria, come anticipato, è anche la regione che meno ha recuperato rispetto ai livelli pre-crisi del 2007. Qui, l’unica regione ad aver fatto segnare un ‘+’ è la Basilicata (+0,5%). I ritardi più leggeri sono in Trentino Alto Adige (-2,1%), Lombardia (-6,6%), Abruzzo (-7,7%) e Toscana (-7,8%). I ritardi peggiori, invece, toccano l’Umbria (-18,5%), il Lazio (-16,8%), il Molise (-16,1%), la Sicilia (-14,7%) e le Marche (-12,7%).

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