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Umbria: Marchini (Avis), “serve più sangue” In calo le donazioni anche a causa della zanzara Chikungunya. Necessaria maggiore sinergia tra l’organizzazione di volontariato, le Asl e la Regione Umbria

di Laura Proietti
05/01/2018
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In Umbria c’è carenza di sangue. Questo l’allarme rilanciato dal presidente dell’Avis Regionale Umbria, Andrea Marchini, nel messaggio di fine anno. “Nel 2017 si è registrata una vera e propria emergenza sangue – ha affermato – sono circa 1500 le donazioni in meno rispetto all’anno 2016 e siamo molto lontani dai valori dell’autosufficienza nazionale”. Già nel 2016 la raccolta di sangue aveva registrato uno dei cali più importanti degli ultimi 30 anni in Umbria: circa 1900 sacche in meno rispetto all’anno precedente.

Nel 2017 le maggiori perdite si sono avute a Spoleto, Umbertide, Città di Castello, Gualdo Tadino, Perugia e Assisi. Il calo dello scorso anno, come sottolineato da Marchini, “è avvenuto soprattutto durante il periodo estivo a causa della presenza in Italia della zanzara Chikungunya e di altri virus contagiosi”. Tale situazione ha fatto sì che “per motivi di sicurezza molti donatori sono stati dichiarati temporaneamente non idonei”. Grazie alla tecnologia e alla pubblicità l’Avis Regionale Umbria ha raggiunto un più ampio pubblico e ha avuto un più alto numero di donatori, ma senza raggiungere i numeri del 2014 quando si erano avute oltre 3.400 donazioni in più (42.834 contro 39.429).

“Le strutture sanitarie regionali – ha evidenziato Marchini – sono sempre a disposizione per collaborare ma è importante portare donatori e conoscere le periodiche necessità dei servizi sanitari per organizzare la programmazione. Capire le esigenze della sanità è utile per indirizzare le chiamate, seguire il donatore e creare fidelizzazione per avere un rapporto efficace e continuativo con chi viene a donare. Abbiamo anche un altro problema che è la diminuzione del personale addetto ma cerchiamo di andare avanti comunque”.

In Umbria, secondo i dati Avis, non si raggiunge il numero minimo di donatori che dovrebbero essere tra i 140 e i 150: ci si ferma invece a circa 120 donatori, con punte minime di 80 o 90. Per far fronte a tale problema e garantire così uno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) sarebbe necessaria “una maggiore sinergia tra Avis, le Aziende Ospedaliere e Sanitarie e la Regione Umbria per conseguire un efficiente programma di chiamata dei donatori, fidelizzandoli, per garantire il soddisfacimento dei bisogni e un utile servizio di raccolta che si basi anche sulle nuove realtà socioeconomiche e renda ancora più agevole l’accesso dei donatori volontari”.

“Di recente – ha concluso Marchini – abbiamo diffuso nelle aziende sanitarie un invito alla raccolta di plasma che è possibile anche per chi non può donare il sangue per intero; questo perché molti di quelli che facevano la plasmaferesi ed erano idonei, sono stati reindirizzati alla donazione di sangue completa a causa dell’assenza di sacche”.

Tags: AvisDonazione sangueUmbria
Laura Proietti

Laura Proietti

Giornalista professionista, ho lavorato per carta stampata (quotidiani e settimanali), agenzie di stampa e siti internet. Ho esplorato la produzione della notizia in ogni sua sfaccettatura: come reporter e come addetta stampa. Ho spaziato nei settori più diversi: dalla cronaca all’enogastronomia, dalla politica all’economia, con un occhio particolare allo sport.

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