Sardegna, “Isola Laboratorio” verso una società 5.0

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La Sardegna come ‘Isola laboratorio’ verso una Società 5.0, condivisa e allargata, dove gli spazi fisici e quelli digitali si uniscono mettendo al centro l’uomo. La Sardegna come luogo dove si radicano i valori morali, etici ed economici della ‘Science of Where’, la ‘Scienza del Dove’. L’obiettivo è ambizioso ma possibile, ed è il cuore del “Manifesto di Cagliari” che è stato lanciato da Esri Italia durante il primo Forum sui temi de “L’Informazione geografica per lo sviluppo digitale della Sardegna”, che si è svolto a Cagliari nella facoltà di Ingegneria. Il progetto vedrà istituzioni e aziende, con Esri Italia capofila e affiancata dall’azione del GEOsmartcampus e della Geoknowledge Foundation, lavorare fianco a fianco per creare il laboratorio ‘Sardinia 5.0’.   

 Ed è proprio la Sardegna a essere stata individuata come il luogo ideale per portare avanti questa idea di Società 5.0 perché terra dai confini geograficamente definiti dove la ‘governance’ è sensibile all’innovazione, perché ospita Università prestigiose e istituti di ricerca di alto livello, con una base professionale matura, un tessuto industriale avanzato e dove il terzo settore è vivace, ma anche perché è regione con comunità sensibili agli indirizzi della ‘Laudato Sii’. “Grazie a queste caratteristiche apriamo una sede a Cagliari cui affidiamo la conduzione della sperimentazione strutturata nel progetto Sardinia 5.0 – dice Ratti – il progetto che fa leva sui carismi della Sardegna e sulle competenze di Esri Italia”.

“Attraverso l’analisi sistemica dei Big Data, provenienti dall’Internet delle cose e dagli Smart Devices, legati alla localizzazione personale e ai comportamenti individuali, la ‘Scienza del Dove’ sta definendo nuovi modi di progettare e vivere l’ambiente e la città”, dice Bruno Ratti, presidente Esri Italia aprendo i lavori del Forum. L’appuntamento ha rappresentato un momento di approfondimento che si inserisce all’interno del ciclo di programmazione 2014-2020 dell’Agenda Digitale Sardegna, e che ha il compito di promuovere l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per favorire l’innovazione, la crescita economica e il progresso, in linea con le indicazioni europee e nazionali. Con il Forum di Cagliari sono stati portati al centro del dibattito alcuni processi innovativi, applicati e in fase di sviluppo, da parte di agenzie e istituzioni regionali nel campo dell’innovazione tecnologica, che ricadono su temi strategici come in contrasto allo spopolamento.

Ma il progetto Esri in Sardegna punta anche al miglioramento delle applicazioni digitali per favorire lo sviluppo sociale, passando dalla visione di Industria 4.0 al più ampio concetto di ‘Società 5.0’ dove la Sardegna rappresenta il primo laboratorio nazionale per un modello esportabile nelle altre regioni. Con Sardinia 5.0 università, istituzioni e aziende potranno lavorare insieme verso un uso più sostenibile delle nuove tecnologie per migliorare la vita dei cittadini in una nuovo concetto di società condivisa. “Le aziende italiane e sarde non possono fare innovazione da sole. Se non si innova in modo ‘open’ con il coinvolgimento delle menti nuove come i giovani, le aziende non potranno affrontare la rivoluzione tecnologica e sociale in atto – dice Emilio Misuriello, amministratore delegato Esri Italia – oggi è necessario fare sistema in un percorso comune. Dobbiamo andare avanti insieme e farlo con i giovani che sono una risorsa e abbattere l’alto livello di disoccupazione sarà la sfida futura”.

Con ‘Sardinia 5.0’ la tecnologia, i big data e gli strumenti innovativi si calano a supporto dell’uomo attraverso temi strategici per l’economia e la pianificazione del territorio, come il settore dei Trasporti o per l’analisi dell’Ambiente e del Territorio sino all’assistenza in Agricoltura, con l’introduzione innovativa delle tecniche di precisione che consentono un costante monitoraggio in remoto delle culture, creando vantaggi all’intera filiera e migliorandone i processi produttivi. E proprio all’interno della società ‘Smart’ si trova la ‘Scienza del Dove’, capace di rispondere alle sfide del futuro: dalla sicurezza contro le catastrofi naturali e antropiche alla preservazione del patrimonio naturale e culturale, dallo sviluppo socio-economico all’invecchiamento della popolazione, passando per la disoccupazione giovanile e l’impatto della robotica.

 “La Sardegna ha tutti i requisiti per diventare, nell’ambito dell’Agenda Digitale, uno dei poli strategici in grado di offrire servizi di carattere telematico a tutto il territorio nazionale”. Lo dice l’assessore regionale degli Affari Generali, Filippo Spanu intervenendo al Forum al quale hanno partecipato, tra gli altri anche: Stefano Tunis, consigliere regionale; Marcello Onorato, agenzia Laore Sardegna; Michele Campagna, Università di Cagliari; Dario Buttitta, Engineering; Massimo Deiana, Autorità portuale della Sardegna e Pietro Urbano Mimmo di Sirti. “Per la nostra isola questo ruolo sarebbe una nuova grande opportunità sulla base di una tradizione ormai consolidata negli ambiti dell’informatica e della nuove tecnologie, ma per migliorare questi sistemi – spiega – c’è bisogno di connessioni internet veloci che solo la fibra ottica può garantire”. Per il consigliere regionale, Stefano Tunis “l’amministrazione pubblica e le aziende devono andare verso un nuovo concetto di tecnologia digitale che non sia impiegata sul consumo ma sull’azione propositiva – dice – in Sardegna si sviluppano tre grandi consumer come siti industriali, amministrazioni pubbliche e la difesa: dobbiamo saperli sviluppare”. Massimo Deiana, presidente dell’Autorità portuale della Sardegna sottolinea che “in termini di capacità tecnologica siamo molto avanti ma quando i meccanismi si declinano sulle pubbliche amministrazioni, e nella loro interfaccia col cittadino, siamo molto indietro. Bisogna far in modo di rendere efficiente il sistema pubblico e le infrastrutture telematiche nei territori: lavoriamo su una migliore accessibilità e semplificazione”. Pietro Urbano Mimmo di ‘Sirti’, infine, sottolinea che “le nuove tecnologie sono sempre più a basso costo e diffuse nel territorio come la rete informatica che si sviluppa nelle città – dice – questi fenomeni portano a gestire spazi sempre più ampi: la sfida sarà quella di essere presenti in ogni luogo e in questo la Società 5.0 diventa fondamentale”.

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