L’ombra della crisi ancora sull’Umbria

No, la ripresa in Umbria non s’è ancora vista: pil, consumi, forze lavoro:, tutti dati che fanno vedere un affanno della struttura economica regionale e che tingono di grigio le immagini del futuro.
L’impietosa fotografia l’ha fatta la ConfCommercio nell’ambito del Rapporto dell’Ufficio Studi dalla Confederazione, presentato questa mattina dal presidente Carlo Sangalli a Roma: lì si pone l’Umbria in una posizione critica rispetto all’Italia. E si scopre che, dopo oltre venti anni, il Pil pro capite dell’Umbria è ancora al di sotto dei livelli del 1995, segno che la recessione prolungata del periodo 2008 – 2013 ha lasciato qui, più che altrove, tracce profonde e durature.
“I dati elaborati dal nostro Ufficio Studi – commenta il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – sono estremamente negativi; la malattia da cui è affetta l’economia della nostra regione è seria, non è una febbriciattola. Necessario un consulto, che chiami in causa tutti gli attori pubblici e privati, perché la cura deve essere altrettanto seria e non ci possono essere palliativi”. Peggio dell’Umbria ha fatto solo il Molise, tra tutte le regioni italiane.Ma la percentuale di crescita denota ancora il momento di difficoltà: è prvisto per il lasso di tempo che va dal 2014 al 2017, un misero più 0,1% contro lo 0,6% della media italiana. Crollati anche i consumi che non sono stati così in grando di rilanciare l’economia regionale.
“La ripresa avviatasi ovunque nel 2014 – aggiunge il presidente Confcommercio Giorgio Mencaroni – in Umbria è stata più debole. Imprese stremate da fisco e burocrazia, consumi stagnanti, gap infrastrutturale: in Umbria dobbiamo fare scelte importanti su quali settori investire per invertire questa tendenza. Le energie da mettere in gioco le possiamo trovare. E’ giunto il momento di stringere un patto di ferro per lo sviluppo di questa regione”.

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