Si cerca il rilancio della fabbrica in controtendenza rispetto alle richieste della Nestlè, un rilancio che non passa certo per il taglio di 340 lavoratori come proposto alla Perugina”. La vertenza della più grande fabbrica della provincia sta impegnando duramente le istituzioni e i sindacati di categoria. E per questo proprio loro, sotto la direzione di Michele Greco (Flai Cgil), Dario Bruschi (Fai Cisl) e Daniele Marcaccioli (Uila Uil) insieme ai rappresentanti della Rsu, Luca Turcheria e Fabiano Rosini, hanno cercato di coinvolgere l’intero territorio, per quella che viene definita una battaglia per il mantenimento della fabbrica che ha segnato la storia della industrializzazione del territorio.
La giornata di giovedì, con lo sciopero di otto ore proclamato dai sindacati e due manifestazioni (una a Roma sotto il Mise con almeno duecento lavoratori che raggiungeranno la capitale, l’altra davanti ai cancelli della fabbrica a San Sisto) rappresenterà infatti un passaggio decisivo prima dell’incontro che si terrà al Ministero dell’Industria e dello Sviluppo economico, un incontro decisivo sulle sorte della fabbrica.
Secondo i sindacati, infatti, la variabile fondamentale in questo momento è il tempo. “Sgombrato il campo da interpretazioni fantasiose rispetto a quello che è scritto nero su bianco nel piano che abbiamo sottoscritto con Nestlé un anno fa – hanno spiegato ancora sindacati e Rsu – dove si parla di riassorbimento degli esuberi pre accordo (circa 180) e di impatto sociale zero del piano stesso, è evidente che gli investimenti di carattere tecnologico e le strategie di marketing finalizzate all’incremento dell’export e alla controstagionalità hanno bisogno di un periodo congruo per andare a regime. Ecco perché – hanno aggiunto Flai, Fai, Uila e Rsu – abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali che comprano un periodo più lungo di quello previsto dall’attuale normativa, ridotto all’osso dopo l’entrata in vigore del jobs act”.
E’ stato osservato che la strategia internazionale della multinazionale Nestlè è profondamente cambiata negli ultimi tempi, aspetto che ha modificato la linea di azione, che ha messo sul tavolo i licenziamenti. “Ma Perugia non si farà prendere in giro così”, hanno assicurato i rappresentanti della Rsu, ricordando che dopo anni di sostanziale disinteresse di Nestlé verso l’Italia, fu proprio la Rsu Perugina a smuovere le acque presentando nel 2015 il “Piano industriale degli operai”, con proposte concrete sul rilancio della fabbrica e di Perugia come “capitale mondiale del cioccolato”. Ebbene, sottolineano i sindacati, da quella proposta è scaturito il piano che non solo non prevedeva esuberi, ma, anzi, ne garantiva il riassorbimento attraverso 60 milioni di euro di investimenti. Impegni che ora si devono osservare”.