Lavoro: boom delle assunzioni a chiamata (+117%)

Occupazione in ripresa nei primi cinque mesi del 2017. Secondo i dati dell’Inps il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni è infatti di +729mila posti. Tale cifra, riferita al settore privato, è superiore a quella registrata negli ultimi due anni (nel 2016 era di 554mila, nel 2015 di 645mila). Il saldo annualizzato a maggio era pari a +497mila ed era il risultato della crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+21mila), di quelli di apprendistato (+48mila) e di quelli a tempo determinato (+428mila, compresi gli stagionali e i contratti di somministrazione).

Nel periodo gennaio-maggio 2017 le assunzioni nel settore privato sono state 2.736.000 (+16% su base annua). Sono cresciute quelle a tempo determinato (+23%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). Al fianco dell’incremento dei contratti di somministrazione a tempo determinato (+14,6%), sono cresciuti in modo significativo i contratti a chiamata a tempo determinato: questi sono passati da 76mila nel 2016 a 165mila nel 2017 (+116,8%). Tale crescita è spiegata dalla necessità di trovare un contratto alternativo ai voucher, cancellati a marzo. L’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni si è ridotta ulteriormente del 25,9% rispetto al 2015. Sono diminuiti su base annua anche i contratti trasformatisi da tempo determinato in indeterminato: 150mila (-1,68%).

Cresciute le cessazioni che sono state 2.007.000 (+11,2%): questo è avvenuto soprattutto tra i rapporti a termine (+18,4%), mentre sono diminuite quelle di lavori a tempo indeterminato (-1,3%). Nei contratti a tempo indeterminato sono diminuiti del 2,6% i licenziamenti (pari a 235mila) mentre sono aumentate dell’1,3% le dimissioni. Il tasso di disoccupazione nei primi cinque mesi dell’anno è rimasto in linea a quello del 2016 e del 2015 ed era pari al 2,2%.

Sul fronte delle retribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato avvenute tra gennaio e maggio 2017 sono diminuite rispetto allo scorso anno quelle inferiori a 1.750 euro (55% contro 57,9%).

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