Comunicazione, imprese, responsabilità sociale: il punto sullo sviluppo sostenibile in Italia

Sauro Pellerucci

Sauro Pellerucci

Sauro Pellerucci
Workshop Pentapolis e Fondazione UniVerde ai Musei Capitolini di Roma sul tema “Comunicazione, imprese, responsabilità sociale. Più eco alla sostenibilità”, iniziativa che rientra nel Festival Italiano dello Sviluppo Sostenibile, evento nazionale promosso dall’ASVIS, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile che raduna oltre 160 soggetti tra organizzazioni e reti della società civile uniti nel comune obiettivo di sostenere strategie e politiche che realizzino gli obiettivi dell’Agenda 2030 e dei Sustainable Development Goals.

L’apertura dei lavori, moderati da Gianni Todini di Askanews, è stata a cura di Massimiliano Pontillo, Presidente Pentapolis e Direttore di Eco in Città, mentre a seguire Pinuccia Montanari, Assessore alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale ha sottolineato come sia necessario “indirizzare tutte le iniziative della ‘città’ verso la sostenibilità ecologica, perché solo una società sostenibile sarà in grado di rispondere a tutte le esigenze dei cittadini. Ma le città – ha precisato l’Assessore – devono anche essere inserite in un’ottica di ‘rete’ per tradurre in atti concreti questa prospettiva culturale investendo nella logica di un’economia circolare, e non lineare, nel riciclo dei rifiuti e nelle infrastrutture ecologiche”.

Claudia De Stefanis della Commissione Europea si è concentrata sulla Green Week, iniziativa che coinvolge tutti i Paesi dell’Unione Europea per diffondere sempre di più la cultura della sostenibilità, e Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde si è soffermato sul tema “Riforme naturali per il Belpaese”: “Siamo abituati alla bellezza – ha detto l’ex Ministro all’Ambiente – ma siamo un Paese senza memoria, e sui temi ambientali è fondamentale averne per evitare errori e soffermarci sulle buone cose fatte. Anche in Italia: noi, ad esempio, abbiamo il record in Europa sulla biodiversità e una rete di Parchi che rappresenta un’eccellenza internazionale, anche se la legge avrebbe bisogno di manutenzione”.

Obiettivi? Molto chiaro Pecoraro Scanio: “Rafforzare la nostra buona legislazione sulla tutela del territorio, sull’energia verde e quelle alternative ai combustibili fossili, e fare nuove leggi sulla mobilità finalizzate a migliorare la qualità della vita soprattutto in città. D’altro canto – ha concluso – la grande ripresa delle attività promosse dalla società civile e la crescente consapevolezza di molte imprese sul valore dell’agire sostenibile, sono segnali confortanti per iniziare ad orientare le politiche verso il raggiungimento degli obiettivi ‘green’”.

Donato Speroni dell’ASVIS ha illustrato gli obiettivi dell’Agenda 2030 sottolineando che per quella data potrebbe verificarsi la “tempesta perfetta” se non si dovessero raggiungere i 18 obiettivi previsti dall’Agenda: “Molti i rischi per il pianeta, e l’Italia può fare la sua parte. L’ASVIS propone progetti ‘politici’, senza essere un partito politico, per mettere nelle condizioni il nostro Paese e le sue istituzioni a contribuire al raggiungimento degli obiettivi ‘green’. In Italia c’è molta sensibilità sui temi dell’ecosostenibilità, ma poi si stenta a tradurre questa cultura in azioni concrete”.

Rossella Sobrero, Consigliere nazionale Ferpi, è intervenuta sui cambiamenti intervenuti nella comunicazione della responsabilità sociale d’impresa: “Dal buonismo delle imprese, spesso orientate alla logica della filantropia e del ‘restituire qualcosa che si pensa di aver tolto al territorio’, si è passati ad una logica più strategica che porta ad utilizzare il percorso della sostenibilità come un elemento di crescita anche economica. Ed è per questo motivo che le imprese sono sempre più impegnate nell’engagement con gli stakeholders ed i consumatori, nell’ascolto delle loro esigenze ed in una comunicazione a due vie. Obiettivo? Passare dall’essere ‘cacciatori’, intenti a raggiungere con le loro iniziative i target di riferimento, a ‘giardinieri’ che s’impegnano ad instaurare relazioni con i loro pubblici, specie attraverso il web ed i social. I consum-attori, per dirla con Fabris, non sono più semplici target da colpire ma persone con cui dialogare e da cui ricevere indicazioni strategiche”.

L’intervento di Sauro Pellerucci, Presidente della digital company umbra Pagine Sì! spa, nonché membro del Gruppo Tecnico “Responsabilità Sociale d’Impresa” di Confindustria, si è focalizzato sull’impegno di Confindustria relativamente a quella che è diventata una tematica strategica per le imprese.

“La responsabilità sociale – ha detto – deve essere una caratteristica dominante delle imprese, come ha sostenuto il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. In futuro non esisteranno più attività produttive che non tengano conto della responsabilità sociale e della sostenibilità, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche del rapporto con tutti gli attori dello sviluppo, clienti, fornitori, territorio e dipendenti. Il saper fare impresa non significa solo ‘far quadrare i conti’, ma anche quello di coinvolgere gli stakeholders nei propri successi con azioni di responsabilità sociale che garantiscono ampie ricadute sul territorio dove si opera”.

“Non c’è buona economia senza buoni imprenditori”, ha detto recentemente il Santo Padre Papa Francesco, per cui le imprese possono perseguire, oltre il raggiungimento del profitto necessario per il loro sviluppo, anche la responsabilità sociale: perché “le aziende che investono in questo asset strategico – ha ribadito Pellerucci – diventano più ricche”.

Lo dice, in particolare, il sondaggio svolto nel 2016 su 500 clienti da Pagine Sì! spa: “Il 56% delle aziende intervistate ha dichiarato che si erano impegnate effettivamente in attività legate alla responsabilità sociale, ed il 41% di queste riteneva che l’anno in corso sarebbe stato più positivo rispetto al precedente. Poi, ad una successiva domanda una sorpresa: per queste aziende più RSI-oriented, ciò era ritenuto un investimento improduttivo. La conclusione è che la maggior parte di chi s’impegna in attività legate alla responsabilità sociale, lo fa senza considerare, a torto, che queste attività accrescano concretamente il loro business”.

Elena Cadel di Barilla Center for Food & Nutrition, Fondazione legata al colosso alimentare italiano, ha illustrato l’impegno del centro di ricerca nell’ambito della sostenibilità ambientale e dell’impatto che la preparazione del cibo ha sull’ambiente, compresi l’eccessivo spreco alimentare e le diseguaglianze tra la popolazioni del pianeta.

Infine, Andrea Caretta, Presidente dell’Osservatorio di Pavia, ha illustrato i dati della ricerca sulla presenza degli argomenti legati alla sostenibilità nei media italiani: “A fare notizia –  ha osservato – solo eventi catastrofici o la possibilità che si produca un evento catastrofico, come nel caso del recente terremoto del Centro Italia. Le notizie, di stile ‘patemico’, sono quasi tutte concentrate sul nostro Paese, mentre poco spazio viene riservato a quelle provenienti dal resto del mondo”.

In tal senso, anche la comunicazione “eco” dovrebbe fare un salto di qualità in Italia, per arrivare a rafforzare una cultura della sostenibilità che non è più procrastinabile per contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.

 

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