Vinitaly: le sfide delle cantine umbre

Analisi a tutto tondo di quello che è il mondo del vino nello spazio incontri di Assogal Umbria al Vinitaly di Verona. Nel giorno conclusivo del Salone internazionale dei vini e distillati si è parlato anche di enoturismo, tecniche di produzione per contrastare il decadimento organolettico dei vini e le strategie per essere sempre più competitivi sul mercato. Nel frattempo i circa 60 produttori presenti si sono concentrati sugli incontri con compratori e importatori.

PROGETTO SALCETO – A Vinitaly è stato presentato ufficialmente il progetto Salceto, che vede la collaborazione tra la Cantina Monrubio (nata circa 60 anni fa dagli agricoltori di Castel Viscardo) e il gruppo Cervico (con 5mila famiglie di viticoltori, costituisce il 17% del vino dell’Emilia Romagna).Grazie a tale progetto il vino prodotto dalla Cantina Monrubio sarà imbottigliato e commercializzato in Italia e all’estero dal gruppo Cervico. La prima produzione di 18mila bottiglie è costituita da Orvieto classico secco, abboccato e rosso. “Una collaborazione che parte dal sapere e dall’ascolto del territorio” ha dichiarato Pierluigi Zampa (enologo del gruppo Cevico). Per Fernanda Cecchini (assessore all’Agricoltura della Regione Umbria) si tratta di “un accordo importante che consente di fare massa critica e porta valore aggiunto alla fatica, alla competenza e al lavoro di chi investe per mantenere integro un paesaggio quale quello umbro e italiano che senza vigneti perderebbe i suoi connotati identitari”.

CONOSCENZA DEL TERRITORIO – A Vinitaly sono state presentate anche le mappature dei vigneti e delle zone di produzione dei vini di Orvieto e di Montefalco. Questo è stato giudicato il “primo passo per prendere coscienza e conoscenza del territorio e lavorare insieme per far crescere la cultura della qualità del vino.

TURISMO – Il patrimonio vitivinicolo è un valore indiscusso anche per lo sviluppo del turismo. Proprio per questo il Parco 3A-Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria ha dedicato un ‘focus’ alle prospettive di crescita ancora inespresse dell’enoturismo. Paolo Morbidoni (presidente del Coordinamento regionale delle Strade del vino e dell’olio dell’Umbria) ha sottolineato come l’unicità del territorio è la “stella polare” di tale tipo di turismo e ha ricordato che l’Umbria ha fatto da pilota in progetti di successo come ‘Cantine aperte’. Oggi però, come ribadisce Carlo Pietrasanta (presidente nazionale del Movimento del turismo del vino) l’esigenza più sentita è quella di “una legge quadro nazionale che riconosca l’enoturismo e fissi i requisiti che permettano anche alla piccola cantina di svolgere attività enoturistica”, ricordando a tal proposito i due disegni di legge presentati recentemente alla Camera e al Senato.

SVILUPPO RURALE – In collaborazione con la Coldiretti Umbria al Vinitaly è stato presentato anche il progetto ‘Wisheli’ che mostra la capacità di innovare presente in Umbria. Nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014/2020 della Regione Umbria (misura 16.1) un gruppo operativo, di cui l’azienda Falesco è capofila, sperimenterà e svilupperà con il laboratorio di analisi Isvea e l’Università della Tuscia uno strumento per migliorare la ‘shelf-life’ dei vini e conoscere così l’invecchiamento del vino. Una volta messo a punto sarà poi messo a disposizione di tutte le cantine.

VINI BIANCHI – Le nuove frontiere dei vini bianchi umbri sono qualità, sostenibilità ambientale, biodiversità ambientale e personalità. Caratteristiche che sono state evidenziate con la degustazione guidata dal giornalista Giampaolo Gravina, il quale ha condotto alla scoperta dei bianchi dell’Umbria, dal Grechetto al Trebbiano, di varie zone della regione (da Narni a Città della Pieve, da Todi ad Amelia e a Stroncone). Si è così offerto uno spaccato della ‘sapienza artigiana’ da cui nascono e il legame indissolubile con il territorio.

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