Valerio Sanguigni: grazie al web il paziente, e la pressione, sotto controllo

Valerio Sanguigni, cardiologo e docente universitario

Valerio Sanguigni

Killer numero uno nel mondo, l’ipertensione rappresenta il fattore di rischio più importante per ictus, infarto del miocardio, aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica e retinopatia. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, è responsabile di circa il 14% della mortalità e di quasi il 7% della disabilità mondiale. Una realtà preoccupante della quale, tuttavia, si parla poco e con superficialità. Soprattutto considerando che “oggi gli strumenti di diagnosi e la disponibilità di strategie di prevenzione sono avanzate e molto efficaci” spiega il professor Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di Medicina interna all’Università di Roma Tor Vergata. In Italia ci sono oggi circa 13 milioni di ipertesi e, nonostante i progressi della medicina, solo un paziente iperteso su quattro segue una terapia adeguata. Nella maggior parte dei casi il paziente non sa neppure di essere iperteso poiché, spiega Sanguigni, “l’ipertensione non manifesta sintomi rilevanti e viene scoperta solo occasionalmente durante i controlli medici”. Ci sono talvolta disturbi generici come lieve mal di testa, affaticamento, difficoltà nella vista, palpitazioni, vertigini, che possiamo considerare campanelli d’allarme. Allora cosa fare? “La pressione arteriosa (che, tradotta in parole semplici, è dettata dalla forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie) varia in continuazione durante le 24 ore. In genere è più bassa quando dormiamo e sale velocemente quando ci svegliamo. Cercare di mantenere livelli costanti ed equilibrati (parliamo di 80-90 mmHg per la pressione minima e 120-140 mmHg per la massima) è fondamentale”. In caso di ipertensione conclamata cosa si può fare? “Le terapie antiipertensive – aggiunge Sanguigni – possono essere molto efficaci. Se prescritte considerando attentamente lo stato di salute complessivo del paziente, possono ridurre al minimo l’incidenza delle complicanze dell’ipertensione sugli organi vitali (cuore, cervello, rene, occhi)”. Più bassa è la pressione, più aumenta la durata della vita e migliora la sua qualità. “L’ipertensione ha un inizio ma non una fine, va curata per tutta la vita – precisa il professore Sanguigni – Oggi, oltre alla possibilità di somministrare nuove preparazioni che includano più farmaci in un’unica compressa, è possibile organizzarsi in modo che il paziente proceda all’automisurazione della pressione, e poi condivida con noi i dati pressori via internet”. Alla terapia “all in one”, si associa dunque un monitoraggio costante facilitato dalle nuove tecnologie: al paziente viene consegnato un misuratore automatico con uno speciale “device”, così che tutte le misurazioni effettuate a casa vengano costantemente monitorate, grazie al web, dal proprio cardiologo.

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