L’olio di palma al centro di polemiche

Da diversi mesi l’olio di palma è divenuto un prodotto “sospetto”. Prima è arrivato il dossier dell’Efsa (l’autorità europea sulla sicurezza alimentare) che ha messo in guardia dal consumo eccessivo di olio di palma, ritenuto nocivo per la salute per la grande quantità di grassi saturi presenti. Oltre a un livello alto di colesterolo, il rischio concreto è quello di malattie cardiovascolari.

Alcuni esperti però hanno tenuto a precisare che il rischio riguarderebbe solo l’olio di palma raffinato e non quello grezzo (rosso). La questione tuttavia è rimbalzata ed è diventa in breve argomento di disputa, anche grazie all’amplificazione della notizia sui mass-media.

La Coop, tra le più importanti catene di distribuzione italiana, ha scelto una linea radicale, ed è divenuta recentemente “palm free”, ossia ha scelto di togliere totalmente i prodotti a marchio (oltre 200) che contengono olio di palma. La Ferrero, invece, azienda nota in tutto il mondo per la Nutella e tanti altri suoi prodotti, ha optato per una linea opposta, difendendo l’olio di palma, sostenendo che la sua qualità (olio di palma “buono”) è superiore rispetto a quella di altre aziende concorrenti.

Quindi da una parte nella strategia della Coop ha prevalso il principio di precauzione, visto il rischio di presenza di sostanze pericolose in seguito al trattamento dell’olio di palma. Dall’altra la Ferrero si è fatta forte della qualità del suo prodotto, ponendo l’accento sulla sicurezza dei suoi processi industriali, che ridurrebbero al minimo l’insorgere di agenti contaminanti, e sulla sostenibilità ambientale, riconosciuta anche da associazioni come il WWF.

Certo è che le tante pubblicità che negli ultimi 6 mesi hanno riempito le nostre tv, giocano a sfavore dell’utilizzo dell’olio di palma, tanto che la riconversione di alcuni prodotti o la pubblicizzazione in bella evidenza dell’assenza dell’olio tropicale è divenuta una costante che sta già cambiando alcune abitudini di consumo.

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