In Russia il “made in Italy” perde quota

La Coldiretti, la principale associazione dei coltivatori in Italia, denuncia un calo drastico delle esportazioni in quei Paesi dove nell’ultimo periodo sono cambiati gli accordi commerciali. Dietro l’angolo c’è il pericolo concreto che la Brexit penalizzi le esportazioni verso il mercato britannico, ma negli ultimi due anni ad essere perfino precluso ad alcuni prodotti è stato un mercato vastissimo come quello russo.

Per via dell’embargo della Russia di Putin (successivo all’embargo Ue in seguito alla crisi ucraina nel 2014), una serie di prodotti di successo delle aziende italiane, dai formaggi alle carni, dalla frutta alla verdura, non possono più varcare i confini russi, e ciò secondo la Coldiretti è costato 600 milioni di euro all’economia italiana.

Entrando più nel dettaglio di alcuni dati, nel biennio passato non sono entrate nel suolo russo 39,4 milioni di mele italiane, 2,8 milioni di Grano Padano e Parmigiano Reggiano, 85.000 prosciutti di Parma e San Daniele. Sono tutti prodotti che fino al 2014 erano andati benissimo in Russia, apprezzati tanto dai ristoranti alla moda che dai comuni cittadini.

Il rischio, sottolinea il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, non è solo sul fronte del calo delle vendite, ma riguarda anche l’imprenditoria nel campo della ristorazione in Russia. I tanti ristoranti italiani con target medio-alto a Mosca o nelle altre città sono caduti in crisi per una mancanza di ingredienti e materie prime per la cucina disponibili sul mercato.

Tra le regioni in Italia più colpite sul piano economico dal mancato export in Russia figurano la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto.

Exit mobile version