Il “Jobs Act” per i professionisti

Jobs Act è per molti sinonimo di contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti, e in ogni caso riguarda i dipendenti delle aziende private. Non è proprio così. La Commissione Lavoro del Senato ha finalmente deliberato alcune misure che rientrano nel pacchetto Jobs Act lavoro autonomo e smart working. A settembre è previsto il passaggio in Senato e i tempi di approvazione non dovrebbero essere lunghi.

Ma quali sono le misure che vengono incontro ai bisogni dei lavoratori autonomi? Innanzitutto i professionisti, come abbiamo già visto in altri articoli riguardanti il tema dei bandi europei, sono equiparati alle imprese per quanto riguarda l’accesso a fondi nazionali o europei. Più professionisti possono associarsi in rete, consorzi e associazioni, anche temporanei, senza grossi ostacoli e soprattutto costi sul piano burocratico.

Ma ci sono anche provvedimenti che riguardano i diritti sociali: la maternità ad esempio viene estesa dai 3 mesi attuali ai 6 mesi; poi miglioramenti sul piano economico: la totale deducibilità delle spese di formazione e il divieto di pagare una fattura oltre i 60 giorni dalla sua emissione (anche se questo può comportare un ritardo stesso della fatturazione). Un altro piccolo contributo dello Stato alle carriere dei lavoratori autonomi è la creazione di sportelli dedicati a loro nei Centri per l’impiego, una novità assoluta.

Una parte consistente dei provvedimenti riguarda invece lo smart working, un’espressione anglosassone sempre più utilizzata per identificare coloro che lavorano a distanza, da casa o da altre postazioni, e che non sono vincolati ad orari precisi. Possono essere anche dipendenti dell’azienda, ma hanno una maggiore autonomia e lavorano per obiettivi. Nelle intenzioni del governo anche per gli statali è giunto il momento di una riorganizzazione seguendo dove possibile il modello dello smart working.

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