L’industria italiana rallenta

Luci e ombre nella ripresa economica italiana. Come certifica l’Istat nel mese di maggio 2016 la produzione industriale ha subito un calo tendenziale dello 0,6%. È il secondo peggior risultato dopo quello di febbraio scorso quando la produzione aveva segnato un -0,8%.

Rispetto all’anno precedente (i primi cinque mesi) la variazione rimane in territorio positivo con un +1,5%, ma il dato di maggio desta comunque delle preoccupazioni. Andando a vedere nello specifico i diversi settori, sembra chiaro come la diminuzione sia imputabile all’industria tessile (-9,7%) e alla fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,7%). Tengono più che bene altri settori come quello delle attrezzature farmaceutiche (+2,5%), dei mezzi di trasporto (+5,6%), e dei prodotti tecnologici ed elettronici (+4,3%).

Come riportato dal “Sole 24 Ore”, Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale dei consumatori, pone l’accento sui ritmi di consumo: “Fino a che le famiglie non torneranno a consumare, la produzione non potrà salire. Ecco perché urge una riforma fiscale. È significativo il divario che c’è tra l’aumento dei beni di consumo durevoli, che registrano un +1,4% nei dati corretti per gli effetti di calendario ed i beni di consumo non durevoli, che scendono dell’1,1%”. Secondo il segretario, questo divario è la spia di una tendenza ad acquistare solo quei beni ritenuti necessari, e in realtà solo da parte delle famiglie con redditi medi o medio-alti.

Per tutte le altre, la crisi dei consumi continua, nonostante l’inflazione non aumenti e il calo generale di molti prodotti, tra cui quelli del comparto tessile. In buona sostanza, gran parte degli italiani sono prudenti, risparmiano per poi comprare solo in presenza di offerte davvero vantaggiose.

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