Potrà sembrare strano nei tempi di Internet e della crescita esponenziale dei siti di e-commerce. Eppure la vendita tradizionale di prodotti tramite il porta a porta, su appuntamento o meno, è in crescita nel primo trimestre del 2016 del 2,8 per cento.
I dati, raccolti da Univendita, un’associazione a cui sono iscritte diverse imprese del settore vendita a domicilio, mostrano una realtà piuttosto in salute, con una stabilità lavorativa degli addetti (con i contratti che sono quelli del settore commerciale o a partita Iva individuale). Basti pensare che in Italia ci sono ben 4.000 venditori Folletto, secondo il sito di Univendita, e un totale di 140.000 venditori circa, con una componente femminile superiore al 90 per cento.
E cosa si vende di più nel porta a porta? Sicuramente i beni alimentari, tra cui spicca il caffè, la bevanda più amata dagli italiani. Seguono i prodotti per la casa: quanti non hanno mai fatto l’acquisto di un folletto o di un Bimby? Questi tre comparti messi insieme sono più del 60 per cento del settore. Ma poi vanno bene anche i cosmetici e prodotti di bellezza. Aziende come Avon Cosmetics o Ringana Italia, ad esempio, sono cresciute moltissimo costruendo una rete capillare di venditori a domicilio.
A dispetto quindi dell’idea che il commercio passi solo da negozi fisici e da una schermata di uno store online, la realtà mostra la forza di un approccio diretto tra venditore e acquirente, dove il primo ha il compito, spesso arduo, di riuscire a scalfire le diffidenze del consumatore, e di presentare in seguito tramite un’abile narrazione le qualità del suo prodotto. Al secondo, spesso timoroso, spetta la scelta finale di acquistare o meno. E se lo fa non sempre è una fregatura, anzi.